domenica 20 ottobre 2013

Su carceri, indulto, reato di immigrazione clandestina

La scorsa settimana è tornata d'attualità (per poco...) la questione della sovrappopolazione carceraria, con il messaggio del Presidente che ha rilanciato l'attenzione sul problema. L'argomento si intreccia ai tempi riguardanti Berlusconi (con la discussione su eventuali provvedimenti di clemenza), l'immigrazione (con il reato di immigrazione clandestina), il congresso PD (con la posizione di Renzi).

Dato che il sovraffollamento delle carceri è uno dei problemi storici dell'Italia, ho sempre avuto la curiosità di controllare se abbiamo troppi carcerati o poche carceri. Sono quindi andato a scartabellare sui siti delle istituzioni europee ed ho trovato questi dati.

Si vede che l'Italia (110,7 carcerati ogni 100mila abitanti) è nella media europea, anzi un po' inferiore, come popolazione carceraria. Combinando i dati della tabella si ottiene però che il nostro Paese è 35° su 45 per posti in carcere ogni 100mila abitanti: noi ne abbiamo 75.3, la mediana europea è 116,4. Ecco da dove viene l'affollamento.

E' vero che ci sono anche Paesi con meno carceri ancora che non hanno sovraffollamento: Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Bosnia Erzegovina hanno qualche decimale di posto in meno di noi (da 73,9 a 74,3) con indici di affollamento tra l'86% e il 96%. É evidente che questi Stati hanno legislazioni che prevedono poche pene detentive, oppure che la popolazione delinque di meno.
Gli altri Paesi con meno carceri di noi o sono sovraffollati anch'essi (Grecia, Finlandia, Slovenia) o sono troppo piccoli per fare testo (Islanda, Liechtenstein, San Marino).

Quindi, numeri alla mano, per diminuire l'affollamento o diminuiamo il numero di carcerati, depenalizzando reati e prevedendo molte misure alternative, oppure adeguiamo la capienza degli istituti di pena. Questa seconda soluzione ci permetterebbe di avvicinarci alla media europea, quindi forse sarebbe statisticamente preferibile, mentre la prima soluzione richiede una rivoluzione dell'ordinamento e della mentalità.

Mi sono anche letto il rapporto completo: molto esaustivo ed interessante. Permette anche di fare alcuni ragionamenti. Per esempio, osservando la tabella 1.5 a pagina 62 (serie storica della popolazione carceraria) si vede come l'effetto dell'indulto del 2006 sia rientrato dopo due anni circa, visto che nel 2008 la popolazione carceraria era tornata sui livelli precedenti. Due anni sono tanti o pochi? Dal punto di vista della società, sono pochi: è un pannicello. Per chi sta in carcere, anche un anno è lungo, e viverlo in condizioni più umane è senz'altro un gran sollievo.

Per quanto riguarda il reato di immigrazione clandestina, la sua introduzione è dell'ottobre 2009.  Da allora la popolazione carceraria italiana è cresciuta di 4500 unità nel solo primo anno di applicazione (1 settembre 2009: 63981 carcerati; 1 settembre 2010: 68345 carcerati), per poi calare lentamente negli anni successivi, anche in seguito ad alcuni piccoli provvedimenti ("sfolla-carceri" Alfano, 2010, e decreto Severino, 2012). Al 1° gennaio di quest'anno i carcerati erano 66897, comunque più che nel 2009, nonostante gli sforzi legislativi. É difficile non pensare che questo aumento non sia in qualche modo collegato al reato di clandestinità.

Un altro fatto importante, che si può notare nella tabella 7 a pagina 101, è che l'Italia è il Paese in cui i reati di droga contribuiscono di più alla formazione della popolazione carceraria (39,5% delle condanne). Quindi delle due l'una: o siamo un Paese di trafficanti e spacciatori, oppure la Fini-Giovanardi fa più "danni" (in senso carcerario) della Bossi-Fini.

Nella tabella 5 a pagina 91, invece, ho trovato dei numeri che mi hanno in parte sorpreso: in Italia il 21,1% è dentro senza nessuna sentenza, nemmeno di primo grado (carcerazione preventiva). Un numero elevato, e lo sapevo, ma in linea con altri Stati comunque civilizzati come Belgio, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. Pensavo anche peggio.
La situazione peggiora per quel che riguarda il 43,9% dei carcerati senza una sentenza definitiva: in questo campo ci superano in pochi (la sorprendente Svizzera e qualche piccola nazione), segno evidente della lentezza della nostra giustizia.

Infatti la tabella 13.1 a pagina 127 ci informa sulla durata media della carcerazione preventiva in Italia: 4 mesi e 3 settimane. Peggio stanno solamente Albania, Portogallo, Romania, Spagna e Macedonia.

Consiglio di lettura: questo post a tema carcerario merita veramente tanto.

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