lunedì 28 ottobre 2013

Matrimonio gay, libertà personali, Stato etico, utilità sociale

Leggendo una delle periodiche discussioni sul matrimonio gay mi sono imbattuto in questo commento di Bruce:
[...] Davvero credete che il matrimonio gay sfascerà la società più di quanto abbia fatto il turboliberismo negli ultimi vent'anni? O il marketing sfrenato? La tv spazzatura? i mutui subprime? La grande speculazione finanziaria? [...]

Esso contiene un discorso, secondo me, scivoloso per molti versi.

Intanto, somiglia un po' al benaltrismo usato anche da chi è contrario al matrimonio gay: "è il caso di preoccuparsi tanto dell'omofobia, dei Pacs, del matrimonio gay con tutti i problemi che ha il Paese, la crisi finanziaria, la disoccupazione...". Dire che possiamo introdurre i matrimoni gay perché tanto i veri problemi sono altri, e non perché sia giusto, è un argomento tanto quanto dire che possiamo non introdurli perché tanto i veri problemi sono altri, e non perché sia sbagliato.
Vedo benissimo che Bruce scrive prima che secondo lui il matrimonio è un diritto sacrosanto, e quindi questo argomento "comparativo" non è certo l'unico che porta, mi sembra però che l'argomento portato sia in sé poco o nulla significativo e a rischio di ribaltamento.

Ma la cosa che mi interessa di più è il concetto di danno sociale procurato da alcuni comportamenti privati, più o meno favoriti dalle norme. Faccio il discorso sulla TV spazzatura perché mi sembra il più evidente.

Bruce stigmatizza un certo modo di fare TV che avrebbe contribuito a sfasciare la società negli ultimi vent'anni.
E' un discorso che sento spesso fare da gente di sinistra, che sostiene (e qui esco dal pensiero personale di Bruce, che mi serve solo come aggancio) che tra i danni maggiori fatti dal berlusconismo c'é l'atrofizzazione del pensiero critico, la commercializzazione del senso comune operata dalle sue televisioni commerciali con la continua rincorsa all'Auditel e al trash.

Un ragionamento del genere però potrebbe essere ribaltato con la stessa frase su cui verte l'articolo commentato: come diciamo
«Se non ti piace il matrimonio gay, non sposare un gay»

potremmo anche dire: «Se non ti piace la TV spazzatura, non guardare TV spazzatura».

Essere contro la TV spazzatura nei termini di cui dicevo sopra implica pensare che ci sono comportamenti sociali disdicevoli che fanno un danno alla società per il solo fatto di esistere, di essere disponibili, di solleticare e promuovere alcuni istinti considerati meno nobili, che nel caso della TV spazzatura sono individuati come l'individualismo, il cinismo, il fatto di essere interessati alla fama, all'apparire.

Però l'obiezione riguardante il danno sociale come promozione di aspetti meno nobili della personalità non rientra in una valutazione oggettiva (come può essere per esempio quando si stigmatizza e proibisce la pubblicità di sigarette, che portano un danno sociale oggettivo e riscontrabile in termini sanitari), ma in una valutazione etica e/o morale: è difficile misurare e quantificare il danno sociale del supposto "istupidimento" della popolazione sottoposta al bombardamento della TV spazzatura. (A scanso di equivoci, anch'io credo che questo istupidimento esista).

La valutazione etico-morale però si apre a molteplici possibili ambiguità: per qualcuno potrebbe essere ugualmente disdicevole concedere il matrimonio gay, perché elemento di promozione di un comportamento considerato da questo qualcuno meno valido moralmente, e potenzialmente degradante per la società.
Insomma, se bisogna preoccuparsi delle conseguenze sociali di atti pubblici legali e permessi, seppure facoltativi (proporre TV spazzatura è un atto a risonanza pubblica come un lo sarebbe un matrimonio omosessuale in Comune, e per entrambi vale il fatto che si può scegliere di non usufruire di questa possibilità) non sarebbe più valido il ragionamento di Louis C.K. per cui "quello che dici ai tuoi figli che ti chiedono perché due uomini si sposano non sono fatti dei gay, ma sono solo fatti tuoi".

Se invece pensiamo i gay debbano essere liberi di ritenere il loro comportamento assolutamente non degradante, e anzi costruttivo di un amore di dignità pari a un qualsiasi altro amore, e in forza del fatto che due gay che si sposano non fanno del male a nessuno questa loro libertà debba essere riconosciuta legalmente, allora mi sembra che allo stesso modo debba essere data la disponibilità a chiunque ritenga di gradire la TV spazzatura di poter avere la possibilità di guardarla, garantendone l'offerta televisiva. In fondo se non ti piace puoi sempre non guardarla, e chi la guarda non fa male a nessuno.

In termini ancora più generali, mi è sempre sembrato strano che sia la sinistra ad invocare principi di libertà personale a riguardo del matrimonio omosessuale, con il discorso che non si fa male a nessuno. Per quel che ho sempre interpretato, la sinistra ha sempre avuto un occhio di riguardo alla "società" nella sua interezza al di sopra dei singoli, e spesso ha nelle sue corde un certo grado di dirigismo che procede dall'assunzione di poter sapere cosa è il "bene" per la società intera, prima che per gli individui. Si pensi alle politiche di redistribuzione economica in nome dell'uguaglianza: ai singoli viene chiesto un sacrificio in nome di una società più giusta, che dia le stesse opportunità a tutti.

Questo approccio è molto più vicino a uno Stato etico di quanto non lo sia l'approccio individualista della destra liberale e/o liberista, che non si arroga il fatto di decidere se ciò che fanno i singoli (sposarsi tra gay, ma anche accumulare ricchezze, o produrre o guardare TV spazzatura, o "inventare" e proporre mutui subprime) sia bene o male, sia giusto o sbagliato, finché non nuoccia a qualcun altro. Ciascuno valuterà poi personalmente se ritiene giusto o costruttivo per sé aderire a certe proposte disponibili invece che ad altre.

Quindi noto una certa contraddizione nell'atteggiamento di una certa sinistra, che spesso presuppone una propria superiorità morale sulla destra egoista e individualista (atteggiamento "eticista"), che spesso ritiene di dover "formare" gramscianamente la società (atteggiamento "eticista") ma rifiuta ogni considerazione etica o morale sull'impatto sociale dei matrimoni gay.

Sempre per chiarezza: non sto dicendo che questo impatto sociale esista davvero o sia positivo o negativo. Sto dicendo che negarlo a priori e non ammettere la categoria etico-morale che lo postula sia incoerente da sinistra.

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