martedì 9 aprile 2013

Come funzionano le primarie

Leggo un'interessante analisi di Aldo Cazzullo sul meccanismo delle primarie nel centrosinistra.

E' vero: la statistica dice che vince spesso il candidato più spostato a sinistra. Cazzullo dimentica i casi di Renzi e Ambrosoli, che hanno vinto primarie partendo da "destra", ma in effetti sul numero di casi fin qui visti è più frequente che vinca il candidato di sinistra: ai citati Pisapia, Doria, Zedda aggiungiamo pure Vendola e Bersani. Cazzullo sembra descrivere questa scelta come uno
scegliere il personaggio più simpatico, identitario, vicino alla sensibilità dei militanti, portatore della linea più dura, pura, radicale

invece di scegliere il candidato che avrebbe più chances di battere gli avversari, quale dovrebbe essere secondo lui lo spirito. E subito cita il caso di Renzi.

Però intanto tutti i candidati sindaci scelti a sinistra hanno poi vinto le elezioni, e lo stesso Cazzullo lo rileva, attribuendo questo fatto semplicemente al vantaggio del centrosinistra nelle amministrative. Peccato che Milano e Cagliari fossero governate da sindaci di centrodestra, e quindi non si è trattato certamente di vittorie scontate.

Comunque, se il "sottotesto" è che le primarie sono un rischio perché poi non si sceglie il candidato migliore per le "secondarie", direi che non è un grosso problema: sono fatti di chi vota.
Anzi: vedrei bene le primarie anche nel centrodestra. Il confronto tra i due elettorati sarebbe costruttivo e responsabilizzante per entrambi.
Se vincono le componenti estremiste di uno schieramento, mentre l'altro fa una scelta più intelligente, gli elettori estremisti impareranno a votare meglio la prossima volta.
Se entrambi gli schieramenti scegliessero un candidato "centrista" potremmo avere - forse - campagne elettorali più pacate.
Se invece entrambi gli schieramenti proponessero figure molto caratterizzate, finalmente potremmo lavorare su una scelta di campo e su delle proposte chiare e distinguibili.

Sarebbe una scelta win-win-win, secondo me, tra l'altro non limitata al fatto di avere due coalizioni in campo: il discorso sui candidati presentabili e/o caratterizzati vale anche per Grillo.

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