venerdì 5 aprile 2013

Off topic

Scrivo un post completamente off-topic rispetto a quello che tratto di solito per mettere nero su bianco alcuni pensieri sul mio fumetto preferito, Martin Mystère.
Per la lettura è necessaria un po' di dimestichezza con questa pubblicazione: se volete proseguire siete stati avvisati.

Parto però da un altro fumetto, il numero in edicola della collana Bonelli Le Storie, il numero 6 Ritorno a Berlino. Si tratta di una bella storia, forse non al livello del precedente Il lato oscuro della luna ma comunque apprezzabile. E' una storia scritta da Paolo Morales, che è morto poco tempo fa e che era uno degli autori di punta di Martin Mystère.
La storia riprende un personaggio, quello del vecchio killer professionista, già apparso anni fa nella collana di Martin Mystère. Anche la struttura è simile alle storie di Morales per MM, un thriller in cui i pezzi del puzzle si incastrano piano piano e che verte molto sulla caratterizzazione dei personaggi.

E allora mi sono chiesto: quella vista su Le Storie sarebbe potuta essere una storia di Martin Mystère? Secondo me sì, con pochi ritocchi. Per esempio il protagonista Max sarebbe potuto diventare Martin, ovviamente senza più legami familiari con l'assassino. In fondo anche Max entra in contatto col mistero di turno per il suo lavoro in televisione, come spesso accade a MM. Anche la relazione tra Max ed il magistrato sarebbe potuta essere un interessante spunto per far incontrare a Martin una "potenziale nuova fiamma", come già avvenuto per esempio ne L'uomo senza memoria e L'uomo che visse nel futuro con il commissario De Pascali. Il gruppo Osiride 2 sarebbero potuti essere gli Uomini in Nero, che uccidono non per il potere ma per custodire qualche segreto. Sarebbe bastato aggiungere magari il Murchadna per le scene d'azione, e l'ambientazione mysteriosa sarebbe stata credibile.

Per quanto riguarda la componente mysteriosa, si sarebbe potuto proporre un qualsiasi manufatto antico ed improbabile, come nell'ultimo MM Voci dal passato, per cui scatenare una battaglia tra Uomini in Nero (tra cui il giudice Fechter) e antagonisti vari. Anzi (suggerimento per gli autori :-)): dopo aver sfruttato in lungo e in largo il filone nazista, che ormai per motivi di età dei protagonisti è sempre meno utilizzabile (a meno di "trucchi" sull'età come in Il sole nero), mi sembra che una buona idea sarebbe sfruttare come pretesto gli archivi del KGB o dei Paesi comunisti, come fece proprio Morales in L'ultimo convoglio.

Questa apparente "intercambiabilità" dei caratteri della storia per cui un soggetto potrebbe essere facilmente adattato a un albo di Martin Mystère mi ha fatto riflettere sulle caratteristiche delle storie mysteriose. Cosa rende una storia una storia di Martin Mystère? Quali sono le caratteristiche irrinunciabili?

Credo che questa domanda non abbia praticamente risposta: si tratta in pratica di definire l'aggettivo "mysterioso", che indica le avventure del BVZM, e  credo che ognuno abbia un'opinione personale su cosa significhi. Nonostante ciò, forse si possono definire alcuni punti generali.

Anzitutto le storie di Martin Mystère si svolgono nel nostro mondo. Gli ambienti, le scene, la realtà, il tempo sono quelli in cui ciascuno di noi vive la sua quotidianità. Questo fatto fa da scenografia in modo molto discreto, e in sè non caratterizza certamente il solo MM, ma ha la sua influenza: per esempio le tecnologie più avanzate di oggi fanno spesso capolino. Questo fatto non avviene per molti altri fumetti "contemporanei", come Dylan Dog.

Entrando più nello specifico, le storie di Martin Mystère sono spesso (quasi sempre) caratterizzate da un qualche elemento misterioso e/o fanta-archeologico: OOPArt, Atlantide e Mu, magia, sette segrete, e chi più ne ha più ne metta.
Però questo elemento fantastico non è trattato con cialtroneria, ma sempre inserito in un contesto culturalmente approfondito. Oso dire che la caratteristica di Martin Mystère, rispetto ad altre produzioni più confinanti col fantasy, è che la parte vera o verosimile delle storie è preponderante rispetto a quella fantasiosa che vi si innesta.
Spesso questo contesto culturale si allarga in una prospettiva storica: le vicende in cui si imbatte il protagonista si intrecciano con vicende storiche realmente avvenute lungo i secoli, ben dettagliate e ricostruite.
Questa attenzione alla plausibilità e al dettaglio è oggi applicata anche da altre produzioni (mi vengono in mente i lavori di Manfredi Magico Vento e Volto Nascosto), ma credo sia corretto attribuire a Castelli e Martin Mystère una primogenitura almeno italiana.

Questa caratteristica cultural-nozionistica (in senso buono) è accompagnata dalla logorrea: negli albi abbondano gli spiegoni, le esibizioni di cultura, le paginate di ricostruzioni storiche, che sono caratteristica peculiare della serie. Anche gli altri fumetti che hanno seguito questa impronta non puntano così tanto sulla parte "divulgativa", che resta sempre molto più limitata, nella frequenza e nell'estensione, che in Martin Mystère.

Il personaggio invece non è caratterizzato da una grande introspezione psicologica, pur avendo una personalità ben delineata. E' sostanzialmente un eroe "buono" che lotta contro i "cattivi". In questo subisce la data di nascita: le pubblicazioni sono ormai trentennali, e i personaggi del fumetto più tormentati e ambivalenti sono nati dopo. Negli anni il personaggio ha acquistato un suo spessore soprattutto grazie all'opera di Paolo Morales, di cui parlerò poi.

Martin Mystère ha infine una continuity stringente. Non nel senso che gli albi sono tutti collegati l'un l'altro, ma nel senso che lungo il corso degli anni il fumetto ha descritto un mondo con una sua coerenza, dei fili conduttori, dei personaggi e delle situazioni ricorrenti (Agarthi, Altrove) che si "pretendono" vere e inserite nel nostro mondo reale, e con cui quindi bisogna avere a che fare, che non spariscono dopo una comparsata. Anche per quanto riguarda la storia, il modo di Martin Mystère ha una cosmogonia ben delineata, a cui gli autori si devono attenere.

Riassumendo, le caratteristiche principali quindi sono secondo me l'ambientazione nel nostro mondo, le tematiche misteriose, l'aggancio alla storia reale, la precisa divulgazione culturale, una certa verbosità, la presenza di personaggi ricorrenti senza particolari evoluzioni, la continuity. Può essere che non tutti gli elementi siano presenti in tutti gli albi, ma la maggioranza di questi sono necessari per far sì che una storia sia una storia mysteriosa.

E veniamo a un altro punto: quanti di questi elementi sono necessari per far sì che la storia sia un Martin Mystère DOCG? Pensiamo per esempio a L'orizzonte degli eventi, storia del 2010 molto acclamata pur essendo per unanime valutazione una delle meno "mysteriose" della serie. In quella storia c'erano un bel po' di riferimenti alla continuity nel senso di comparsate di personaggi ricorrenti, ma praticamente i personaggi erano l'unico aggancio al mondo di Martin. Niente fanta-archeologia, poco mistero, tanta scienza, tanta psicologia. Quella secondo me era una delle storie "intercambiabili", come quella che citavo all'inizio: di MM ma anche no.

L'orizzonte degli eventi, come Ritorno a Berlino, è una storia di Morales: e qui dopo un luuuungo e verboso giro chiudiamo il cerchio, perchè secondo molti gli albi di Morales non sono delle "vere" storie di MM. La domanda dello scorso paragrafo si applica quindi in particolare a lui: Morales scrive(va, purtroppo) storie di Martin Mystère? Sì? No? Perché?

Secondo me di solito sì: la maggior parte delle sue storie contengono abbastanza agganci allo schema che ho descritto prima da risultare almeno sufficienti in una scala di "autenticità mysteriosa". Spesso abbiamo visto Grandi Antichi, Necronomicon, misteri nascosti nei recessi della storia e via dicendo.
Altre volte (meno frequenti) no: L'orizzonte degli eventi secondo me è un esempio di un capolavoro, in cui però gli elementi mysteriosi stanno sotto il minimo sindacale. Ma finché questi casi sono eccezioni li accettiamo volentieri nella serie.
L'essenziale però è che per quanti elementi mysteriosi si inseriscano, questi sembrano sempre meno importanti rispetto alla storia che Morales vuole raccontare, alla psicologia dei personaggi, come mi sembra abbia riconosciuto anche lui in qualche intervista.

Il risultato però è stato fantastico: in tutti questi anni ricordo pochissime cadute di qualità nella sua produzione.
Se per avere un tale autore su MM bisognava "sopportare" la sua eterodossia, beh, sono contento che sia successo. E credo che anche la serie se ne sia giovata moltissimo (pur restando in ottime mani con Castelli e Recagno: non vorrei passare per pessimista come Ubc...).

Grazie Paolo Morales!

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