martedì 8 gennaio 2013

Panoramica

A 50 giorni dal voto.

La coalizione di centrosinistra.

Bersani sta facendo quello che fece Veltroni, e per cui Veltroni fu sbertucciato assai: la raccolta delle figurine. Abbiamo l'economista (qualcuno ha detto Ichino?), l'industriale (qualcuno ha detto Calearo? Vabbé questo sembra più autorevole, certo era favorevole ad abolire l'articolo 18...), i cattolici (qualcuno ha detto Binetti?), la sindacalista CGIL per compensare (sostituisce l'operaio Thyssen?). Poi i giornalisti Mucchetti e Mineo e la personalità antimafia Pietro Grasso. La presenza che mi preoccupa di più è quella di Luigi Taranto, presidente Confcommercio: in Italia abbiamo il problema delle lobby, e ci portiamo in Parlamento - sventolandolo, anche - un rappresentante di categoria?
E' vero che si sapeva fin dall'inizio che circa 140 nomi sarebbero stati "paracadutati" da Bersani, ma quello che ora fa differenza è la posizione in lista rispetto a chi le primarie le ha fatte, e le ha vinte.
Vendola cerca di posizionarsi e di avere visibilità, specie nei confronti della concorrenza arancione. Certo le sue primarie sono state una farsa (i vincitori finiscono indietro nelle liste...), ma il fatto di essere in coalizione gli garantirà comunque almeno l'ingresso in Parlamento.
Finché gli altri si agitano, comunque, a PD+Sel basta non fare grosse cappellate per avere la maggioranza alla Camera (al Senato è praticamente impossibile).

Il centro

Io questo centro montiano non lo capisco molto. Ne vedo almeno tre versioni.
Il Monti delle interviste può anche piacermi: è deciso, determinato, promette riforme incisive (altro che moderati e conservatori, dice!). Mi sarei risparmiato la scivolata nel populismo sulla diminuzione delle tasse, ma tant'è.
Il Monti dell'agenda, invece, è meno battagliero: nessun numero, ridurre la pressione fiscale ma solo "quando sarà possibile", nessuna riduzione del peso dello Stato, solo conti in ordine. La critica da parte liberale la trovate qui.
Infine c'è il problema dei compagni di viaggio. Ancora non capisco come Monti e Montezemolo abbiano potuto imbarcare le Acli, Bonanni, Casini e Fini (tutto il contrario che dei rivoluzionari) invece di fare una scelta ben più coraggiosa e allearsi con Giannino e Fermare il declino. Il mio è il disagio di Passera e Ricolfi (espresso in questo articolo magistrale): niente scosse per l'Italia, anche stavolta solo qualche pannicello caldo e tra due anni saremo di nuovo daccapo.

Il populismo di destra

Berlusconi e la Lega hanno inscenato una pietosa pantomima e alla fine hanno badato solo ai loro interessi.
La Lega si "accontenta" di tentare di amministrare la Lombardia con nessuna possibilità di incidere nel futuro governo Bersani-Monti, e quindi sugli equilibri Nord-Sud che sono sempre stati la sua bandiera. La storia del 75% di risorse ("risorse"? Ci sarebbe da definire meglio il concetto di "risorse"...) trattenute in loco è irrealizzabile senza essere al governo nazionale. In pratica si è venduta la presunta ritrovata verginità per qualche poltrona a Roma (coalizzati è più facile superare la soglia di sbarramento) e per mettere le mani sul giro di soldi della Regione Lombardia.
Berlusconi non lo considero neppure, e non capisco - giuro, non capisco come possa esserci un 15-20% di elettori disposti a votarlo. Va bene, di là ci sono i comunisti, Monti è amico dei comunisti, ma se proprio non volete votare a sinistra votate Giannino!
Comunque trovo significativa - e vagamente inquietante - la simmetria tra coalizioni che uniscono un membro della maggioranza di Monti (PD, Pdl) a un partito di opposizione a Monti (Sel, Lega). Mah.

Il populismo di sinistra: Grillo

Ha toccato il culmine, e spero che sia in calo. Spero comunque che alla Camera riesca a raggiungere il 5%: ad oggi non sembra un problema, fra un mese, quando molti indecisi avranno deciso di andare a votare e non avranno mai visto un rappresentante del M5S in televisione, chissà. Già Renzi ha dimostrato che avere il predominio della Rete, in Italia, non basta ancora...

Ingroia e gli arancioni

Non ho un parere definito su Ingroia. Quando parla mi piace, mi sembra persino moderato. Le cose che ha fatto non mi sono piaciute: la presunta "trattativa Stato-mafia" di puzzava di fuffa fin da subito, la storia del Guatemala sapeva molto di pubblicità, la discesa in campo di un magistrato secondo me si fa dando le dimissioni, non chiedendo un'aspettativa.
Non nascondo che non mi dispiacerebbe se restassero fuori dal Parlamento: dopo i comunisti rifondaroli nel 2008, anche Di Pietro... Una svecchiata al panorama politico.

Giannino e Fermare il declino

Mesi fa scrissi che gli italiani sono un popolo in maggioranza di centrodestra. Oggi specifico meglio: gli italiani sono un popolo di conservatori. Lo si è visto con la sconfitta di Renzi anche nella parte in teoria più progressista dello schieramento (il PD), e ulteriore prova ne sarà che questa lista - l'unica, ad oggi, che proponga una vera rivoluzione culturale - resterà fuori dal Parlamento.
Tante cose del loro programma mi piacciono, ma ho due perplessità più una. Intanto, su alcune posizioni mi sembrano un po' estremisti. Inoltre, non mi convince il fatto che non si siano riusciti ad alleare con nessuno: la politica è anche fare squadra, questa solitudine è una colpa. A queste due cose si aggiunge la preoccupazione di dare un voto utile (che, data la situazione al Senato, in una Lombardia probabile ago della bilancia potrebbe essere utilissimo).

Nessun commento:

Posta un commento