martedì 15 gennaio 2013

Impressioni d'inizio campagna

Come ampiamente preventivabile, le elezioni si concluderanno con un nulla di fatto e un governo Bersani-Monti, con il primo o il secondo a Palazzo Chigi a seconda dei risultati numerici.

La solidità numerica di questo governo penso possa essere buona, Monti dovrebbe garantire quella trentina di seggi in grado di garantire una maggioranza anche al Senato.
La solidità programmatica dipende dalle risposte di Bersani su questi temi. Belle domande, domande non eludibili soprattutto quelle rivolte al passato (per cui non c'è la scappatoia della promessa facile): perché cresciamo così poco? Come si pone la sinistra nei confronti della meritocrazia, valutando il fatto che storicamente non è stato il suo punto forte (eufemismo)? (Non vale rispondere che non lo è mai stato nemmeno per la destra, che pure è vero.)

Sarebbe bello sentire anche le risposte di Vendola, ma ben sappiamo che in questo momento sarebbero inquinate dalla campagna elettorale. Mi auguro che il vero Vendola non sia questo del "dagli ai ricchi", ma in realtà confido che sia così: in fondo è lo stesso Vendola che governa una regione, quindi confido che conoscendo le responsabilità di governo poi si adatti a cose più realistiche, senza mettere a rischio il governo come la Rifondazione 2006. In fondo la scissione di Sel da Rifondazione nasce molto da questa diversa prospettiva sulla cultura di governo.

Certo credo che ogni elettore renziano non possa fare a meno di notare che con Renzi tutte queste questioni sarebbero state risolte in partenza, e non avremmo lo spettacolo pietoso della resurrezione del Silvio. Veramente il PD mostra sempre, nella sua "pancia", la vocazione minoritaria che è la sua condanna. E che tra l'altro sta ingenerando il panico da rimonta, le assurde proposte di desistenza a Ingroia (!), i timori di un pareggio come nel 2006. Il pareggio, per fortuna, non ci sarà grazie all'interposizione di Monti, che toglierà un po' di senatori al Pdl in tutte quelle regioni in cui vincerà il PD.

A tale proposito, mi sento di spezzare una lancia a favore della legge elettorale attuale: mi sembra fuori luogo far notare che perdendo due sole regioni il PD potrebbe non avere la maggioranza in Senato come se fosse un'eresia. Il peso in seggi delle regioni è infatti dato dalla popolazione, e le regioni di cui si parla sono Lombardia, Veneto e Sicilia, che assommano a 20 milioni di abitanti! Parlare solo del numero delle regioni è fuorviante.
Nel 2006 il Senato fu ingovernabile perché ci fu un effettivo pareggio di voti, nel 2008 si è avuta la prova che se una parte ha davvero la maggioranza dei voti poi ce l'ha anche al Senato. Nel 2013 la coalizione di centrosinistra avrà la maggioranza ma non la maggioranza assoluta, anzi forse non arriverà al 40%: pretendere il 50% +1 dei seggi senza alleanze vorrebbe dire avere un premio superiore al 25% dei propri voti (cosa che in effetti alla Camera avviene): è giusto?

Infine, saltando di palo in frasca e riprendendo le ultime righe dello scorso post e una tesi che sostengo da tempo, quella dell'assenza di una storia politica di destra in Italia fin dalla fine della Destra storica, da leggere anche questo.

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