venerdì 11 marzo 2011

8 marzo in ritardo

In questi giorni di 8 marzo, nella miriade di dati su quanto è svantaggiata la donna, mi sono balzati all’occhio due dati.
Le donne italiane al Parlamento Europeo sono il 25% dei deputati italiani, dato che ci colloca al 22° posto alla pari con Irlanda e Lituania (vedi qui) sui 27 membri UE.
Per i parlamenti nazionali, qui si evince – se non ho contato male – che dovremmo essere undicesimi su 27 con il 21%.
In Italia la legge elettorale è ben diversa per le elezioni europee e politiche: per le prime le donne (come gli uomini) devono ottenere le preferenze, mentre per le seconde gli eletti sono nominati dalle segreterie dei partiti. La percentuale di donne con i due sistemi è simile, il che forse può significare che anche quando vengono scelte le donne per le liste lo si fa in modo abbastanza equo rispetto ai voti che portano.
Altra osservazione riguarda gli altri Stati, tanto virtuosi per quanto riguarda l’UE, ma evidentemente molto più restii a mandare donne in Parlamento (specie in posti dove vige l’uninominale, e quindi dove i candidati nei collegi sono scelti dai partiti e non eletti con le preferenze, come in Francia), visto che da una classifica all’altra ci passano dietro. E allora sarà tutto oro ciò che luccica? Non sarà che gli altri Paesi mandano in Europa le donne – ricordiamo che nella maggior parte degli Stati le elezioni europee sono ampiamente snobbate – ma tengono ben maschile il potere locale, quello che “conta”?
 
Più in generale, sono d’accordo con questi pensieri di Elisabetta Gardini: “Se viene applicata la logica del merito, le donne ottengono il loro spazio, se invece chiediamo spazi per le donne arriveranno le fidanzate, le mogli, le sorelle di qualcuno; se chiederemo spazi per i giovani, arriveranno i figli di qualcuno. Tra l'altro da sinistra, dopo anni di abbandono, si è ricominciato a strumentalizzare questa festa. Per questo penso sia ora di abbandonarla, anche perché tra noi donne esistono pensieri diversi. A sinistra ora si parla della mimosa come di un "fiore di lotta". Ma che lotta! La lotta per l'uguaglianza ci ha portato a vedere gli uomini che fanno lo spogliarello, cioè abbiamo imitato i peggiori difetti degli uomini.”
L’estratto viene da qui, lasciando perdere le affermazioni più faziose su Berlusconi e quanto ha fatto per le donne (!). Mi sembra azzeccata al riguardo soprattutto l’espressione contro le quote rosa: in un Parlamento (o un listino regionale) di nominati abbiamo visto chi ha scelto il Silvio…

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