venerdì 12 novembre 2010

Famiglia, famiglie e altro

...altro nel senso: altro rispetto alla famiglia, non altre famiglie.

Si è conclusa la Conferenza sulla famiglia, con tutto un contorno di polemiche. Molti blog hanno seguito l'evento, la maggior parte (almeno di quello che conosco io) con fare critico.

Si è cominciato con questa affermazione di Giovanardi: "Scienza e biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con una identità certa paterna e materna.Metilparaben commenta duramente, traendo conclusioni che secondo me non si leggono nella frase riportata se non con un po' di malizia.
Infatti l'analisi si concentra sulla "comunità d'amore", mentre secondo me Giovanardi usa un'espressione poetica ma non vuole soffermarsi su quello. Insomma, secondo me quell'espressione poteva essere tranquillamente sostituita con "...all'interno di una condizione" o addirittura con "...nascere in un posto con una identità certa paterna e materna" e il senso non sarebbe cambiato. Sarebbe stata però una frase meno solenne (e qui secondo me è cascato l'asino Giovanardi), ma soprattutto sarebbe caduta tutta la polemica imbastita nel post.
Insomma, il vero discorso riguarda l'identità, ed è indiscutibile che alcune pratiche di biotecnologia (alcune, non tutte: si intende chiaramente la fecondazione eterologa o l'"utero in affitto", non la fecondazione artificiale da parte dei genitori!) possano generare discrasie tra i genitori biologici e quelli che crescono il bambino. Anche per i figli adottati da sempre si sa quanto è delicato il passaggio della presa di coscienza della loro origine, quindi è innegabile che quando si riproduce una situazione analoga ci sia una difficoltà, o una maggiore delicatezza.
Stiamo attenti anche a non creare diritti che non ci sono: non esiste il diritto ad un figlio naturale, biologico o partorito: questo è un desiderio, non un diritto. Esiste invece secondo me il diritto del bimbo (da tutelare prima dei genitori, perché più debole) ad avere un padre e una madre, motivo in più tra i molti che rendono auspicabili le adozioni.

Poi la polemica si è spostata sulle definizioni di famiglia, specie dopo che il ministro Sacconi ha dichiarato che gli aiuti fiscali (per ora solo fumose indicazioni d'intenti) saranno solo per le famiglie sposate e con figli, e via con le polemiche (scelgo ancora Metilparaben, ma solo per comodità: potrei linkarne a decine dello stesso tenore, ma Metilparaben è tra i blog migliori e più argomentati).
Anche qui mi pare che un po' si esageri. Intanto gli aiuti sono ovviamente destinati a chi procrea: una coppia, sposata o no, se non ha figli non è diversa da due single, anzi spesse volte - a voler essere pignoli - divide le spese di alloggio, quindi non ha certo più bisogno di aiuti di un single.
Quanto al matrimonio, io non riesco a capire per cosa sia necessaria la formalizzazione delle "unioni di fatto". Per formalizzarla c'è il matrimonio (ovviamente civile), no? Non capisco cos'ha che non va. Come in tutte le cose ci sono diritti e doveri anche nel rapporto di coppia. E' una specie di do ut des con lo Stato: io Stato ti garantisco delle agevolazioni, ma tu in cambio ti impegni a costruire un nucleo sociale stabile e ad essere responsabile nel mantenimento e nell'educazione dei figli, cose in cui io Stato ti sono semplice coadiutore ma tu famiglia sei la prima responsabile.
Perché i conviventi non si sposano? Cosa c'è che non va in un ragionamento del genere? E' il vincolo "contrattuale" che impaurisce, le pratiche di divorzio? Allora, se non c'è una garanzia di stabilità, io Stato non me la sento di garantirti la mia controparte. In tutti i rapporti, anche tra aziende, si richiede un contratto firmato, e il matrimonio civile altro non è che un contratto di convivenza.
Piuttosto lavoriamo per rendere più semplice il divorzio consensuale e senza figli (se ci sono figli, il divorzio va reso il più meditato possibile), visto che tanti convivono in attesa di separarsi legalmente dai vecchi compagni: in questo modo incentiveremmo almeno il risposarsi.
Io sono d'accordo nel regolamentare le unioni di fatto in modo legale, ma solo per una semplificazione burocratica nell'usufruire di diritti individuali: non stabilirei certamente diritti di coppia. Per esempio, si potrebbe pensare un certificato di "unione civile" che renda automatico il riconoscimento dei figli, per permettere le visite in ospedale, per destinare una parte dell'eredità (quella di cui ognuno dispone liberamente, non la "legittima") al convivente... Insomma, riunire una serie di atti già oggi praticabili separatamente in un atto unico, per evitare scartoffie e burocrazia. Ad un atto siffatto potrebbero accedere anche le coppie omosessuali, se lo desiderassero, e le modalità di "recesso" sarebbero molto più blande che per il divorzio.
Sono invece contrario, per esempio, all'istituire una reversibilità della pensione: questo è un "privilegio" accordato per il fatto di aver garantito l'orizzonte di lungo periodo con il matrimonio, e non un jolly che ci si gioca perché non si era scommesso su una relazione così stabile, ma è andata bene e si è rimasti insieme fino alla vecchiaia.
Se si vogliono più diritti, sposatevi! Per chi non si fida del tutto e vuole evitare rogne c'è sempre la separazione dei beni.

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