giovedì 25 novembre 2010

Cinque per mille: una misura liberale

Sollecitato da una mail del buon don Mario Benedini, dico la mia sul taglio al cinque per mille con cui lo Stato contribuisce alle attività di volontariato.

L'Italia ha - per fortuna - una fitta rete di "società intermedie" tra la
 famiglia e lo Stato: ci sono le associazioni, le parrocchie, i circoli eccetera. Molte di queste associazioni, che costituiscono una ricchezza per la nostra società, si dedicano al volontariato nei campi più disparati: il primo soccorso, la cultura, l'assistenza ai bisognosi e via dicendo. In questo modo affiancano lo Stato nel fornire servizi, e alleggerendo il carico al sistema pubblico.

La misura del cinque per mille, introdotta dal governo Berlusconi III nel 2005, è quindi una delle poche cose veramente liberali proposte dai governi di centro destra: essa infatti permette di avere meno Stato nel campo dell'erogazione dei suddetti servizi, agendo invece secondo il principio della sussidiarietà laddove l'iniziativa civile non arriva. Questo genera anche un risparmio, poiché costa sicuramente meno finanziare le Onlus (che poi gestiscono i soldi in maniera capillare e forzatamente efficiente, visto che spesso hanno bilanci comunque risicati) piuttosto che mettere mano direttamente alla fornitura di tutti i servizi da parte del carrozzone statale.
E' quindi una misura "di destra", come conferma indirettamente anche Cameron che, nell'introdurre tagli draconiani nel Regno Unito, auspica la nascita e la crescita di una rete di solidarietà tra i cittadini, un po' come quella italiana delle Onlus (si veda al proposito questo interessante intervento).

Tagliando sul cinque per mille, quindi, un governo di destra perde l'occasione di fare qualcosa di destra che fornisce dei servizi al risparmio, oltre a dare un segnale sociale errato.
Ora pare che ci siano garanzie per il ripristino dei fondi: questi tira-e-molla che capitano su diverse questioni, di solito finanziarie, mi lasciano abbastanza perplesso: è come se ci si dicesse "ok, ci abbiamo provato, ci è andata male", ma non ci sia una linea precisa: il coraggio di portare avanti una scelta fino in fondo, che sia l'istituzione del cinque per mille o la sua decurtazione.

Per risparmiare cosa, poi: 300mila € (il fondo passerebbe da 400mila € a 100mila), una cifra relativamente bassa. Per esempio, basterebbe togliere il contributo per i portaborse ai parlamentari che non depositano regolare contratto presso le Camere: sono 4030 € al mese, cioè 48360 € all'anno ciascuno. I contratti regolarmente dichiarati non sono più di 200-250, mentre i parlamentari sono 945: se togliessimo il contributo a 700 parlamentari sono 33 milioni e rotti di euro, hai voglia che cinque per mille...
Ecco perché anch'io sostengo questa petizione. Speriamo bene...

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