giovedì 14 ottobre 2010

La coperta corta

Dopo qualche giorno di dietrologie, per cui Fini avrebbe appositamente calendarizzato la discussione della riforma universitaria alla Camera troppo vicino alla sessione di bilancio per rimandarla ancora sine die, ora si scopre che è Tremonti a non volerla, per questioni di soldi.
La discussione infatti verte sugli ultimi emendamenti introdotti, che prevedono l'immissione in ruolo di 9000 ricercatori in sei anni, per i quali non ci sarebbe la necessaria copertura.

Non sono informato nei dettagli sulla riforma universitaria, ma questo modo di fare le regole mi lascia perplesso. La riforma gira da due anni per le commissioni, possibile che in due anni e tutti i passaggi nessuno abbia ritenuto utili le assunzioni, che invece compaiono di punto in bianco in extremis, evidentemente sulla scia delle proteste?
Assumere 9000 persone non è una spesa una tantum, carica lo Stato di 9000 stipendi - nemmeno bassi - per i prossimi decenni. Si può fare così, a cuor leggero, di fretta e con una copertura finanziaria dubbia?

Non sto dicendo che i professori non servono, magari servono pure (anche se per la mia esperienza personale ho dei dubbi), ma bisogna comunque assumere a ragion veduta e - se si decide che questi nuovi professori servono - trovare i soldi necessari.
Fatta così la cosa somiglia a una sanatoria per accontentare i ricercatori di adesso - che hanno comunque le loro buone ragioni - a spese dei giovani di domani, che troveranno le carriere ostruite.
Se si vuole assumere secondo me bisogna farlo contestualmente a meccanismi che rendano questi ambiti posti un po' meno fissi (baronie) e un po' più legati a indicatori oggettivi di rendimento (pubblicazioni su riviste internazionali?), in modo da garantire comunque un certo ricambio e una maggiore accessibilità ai ruoli, anche in futuro.

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