giovedì 21 ottobre 2010

Ciao Mauro

Quando a Messa si recita l'atto penitenziale, si ammette di avere "molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni".
Tante volte focalizziamo l'attenzione sui primi tre generi di peccato, perché ci appaiono più gravi che non le omissioni. Sarà più grave avere fatto qualcosa che non il non averlo fatto...

E invece forse non è così. Se noi in una vita non facessimo mai nulla di male, ma nemmeno nulla di buono, finiremmo come gli ignavi danteschi. Saremmo come il servo che sotterra il suo talento senza farlo fruttare (Mt 25, 14-30).
Sarebbe meglio piuttosto commettere qualche peccato, ma cercare di fare del bene quanto più possibile, piuttosto che l'inazione. I santi non sono certo ignavi, a volte sono anche peccatori (pensiamo a S. Agostino), ma sappiamo anche dal Vangelo che un gesto d'amore vale più di tanti peccati, agli occhi di Dio: pensiamo al buon ladrone o al Samaritano. Saremo giudicati per quanto abbiamo amato, non per quanto abbiamo peccato, perchè alla fine solo l'Amore resterà (1Cor 13, 1-13)!

Forse tendiamo a rimuovere i peccati di omissione perché l'idea è che "c'è sempre tempo" per fare il bene, e che se una cosa non si fa oggi la si farà domani.
Poi però non è sempre così, a volte il tempo scade, e le occasioni perse ci restano sul groppone, a pesare come un fardello di cui ci si accorge quando è troppo tardi.
E allora non sprechiamo il tempo e le occasioni che abbiamo!

Ciao Mauro, guardaci da lassù, scusa di tutto il bene mancato e grazie per questo insegnamento.

1 commento:

  1. Sottoscrivo precisando che l'omissione non è solo non fare, ma anche non dire ...e quanto nella vita, spesso per quieto vivere,non diciamo, denunciamo, avvertiamo....

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