giovedì 2 settembre 2010

Questione di numeri (chiusi)

Tempo di test universitari, con il solito codazzo di polemiche.

Io sono d'accordo con il numero chiuso, anche se forse andrebbe calibrato meglio: alcune facoltà sfornano troppi laureati rispetto alle richieste del mercato (per esempio Lettere), altre non hanno questo problema, quindi il numero va calibrato bene. Questo non perchè chi si laurea debba avere per forza il posto di lavoro assicurato, ma per non creare false illusioni e aspettative fallaci.

Uno che studia in una certa materia ha la giusta e legittima aspirazione a stare in quel campo anche nel mondo lavorativo. Non sono d'accordo che abbia la pretesa di avere un posto di lavoro in quel settore, perchè è impossibile (se tutti ci iscriviamo a Lettere, per continuare nell'esempio, poi che dovremmo fare, assumere tutti professori?) e perchè la cultura non è mai buttata via: un laureato in Lettere che va a fare l'idraulico sarà un idraulico colto, che ha coltivato la sua passione e ha studiato per edificazione personale, non in modo inutile.

Secondo me si è un po' perso il senso del lavoro che nobilita in quanto tale, e non perchè sia un "bel" lavoro. Un tornitore ha un lavoro degno quanto un chirurgo. Con le differenze di responsabilità, di difficoltà, di remunerazione conseguente, ma non di dignità. Se riuscissimo serenamente ad accettare questa cosa, e che il lavoro desiderato si cerca, si auspica ma non è dovuto, tanti problemi sul numero chiuso non ci sarebbero e potremmo essere più larghi negli ingressi. (Mi direte: facile tu che sei ingegnere... io sono fortunato e lo so, ma negli anni di superiori e università ne ho fatte di estati in cantiere a fare il magutto con mio padre, e se domani mattina mi ricapitasse non avrei problemi a rifarlo).

Il metodo dei test è tanto vituperato, ma in effetti non vedo molte alternative.
Contare il voto delle Superiori dà problemi di equità: come pesiamo le diverse scuole? Un liceo è diverso da un Ipsia, ma se si introducono dei coefficienti per "pesare" ciò, apriti cielo!, inoltre si indirizzerebbero gli studenti verso le scuole a coefficiente più alto, cioè (verosimilmente) i licei, perchè nessuno a 13 anni decide già di non fare l'università e quindi di prendersi degli eventuali svantaggi. Si sposterebbe allora lì il problema del "numero chiuso", mentre sarebbe il caso di favorire un'equa distribuzione tra le scuole e un'equilibrata valutazione delle proprie vocazioni. E i voti regalati in alcuni istituti piuttosto che altri?
Un'ipotesi potrebbe essere quella di assegnare il punteggio non in base alla media voto assoluta, ma corretta rispetto alla media della classe (o istituto): un 100 in una classe che alla maturità prende in media 65 vale più di uno in una classe in cui la media è 80. Così si sarebbe scoraggiati a regalare voti a tappeto, cosa che penalizzerebbe i migliori o chiunque si voglia favorire, mentre per favorire in maniera efficace qualcuno bisognerebbe alzare il suo voto ma abbassare anche la media della classe, cosa già meno praticabile. Comunque mi sembrano meccanismi un po' laboriosi e farragginosi, quindi evitiamo.
Altra alternativa è quella di abolire i test e il numero chiuso e mettere filtri selettivi alla fine di ogni anno, per iscriversi all'anno successivo: in questo modo si premierebbe un "merito universitario". Per esempio si potrebbe considerare la somma del numero di esami fatti con la media, e stabilire una soglia crescente ad ogni anno per l'ammissione al successivo, ad esempio, 3/4 degli esami nel piano di studi fin quell'anno + una media di 18. Su una facoltà vecchio ordinamento (6 esami all'anno per 5 anni, quella che conosco io...) avremmo una scala così (perdonate il divertissement da ingegnere):











































































Anno

Esami totali

Soglia esami + media

Esami da fare con la media del...

% esami da fare con la media del...

18

24

30

18

24

30

1

6

23

5

1

1

83%

17%

17%

2

12

27

9

3

1

75%

25%

8%

3

18

32

14

8

2

78%

44%

11%

4

24

36

18

12

6

75%

50%

25%

5

30

41

23

17

11

77%

57%

37%


mentre su un nuovo ordinamento (12 esami x 5 anni) uscirebbe così:











































































Anno

Esami totali

Soglia esami + media

Esami da fare con la media del...

% esami da fare con la media del...

18

24

30

18

24

30

1

12

27

9

3

1

75%

25%

8%

2

24

36

18

12

6

75%

50%

25%

3

36

45

27

21

15

75%

58%

42%

4

48

54

36

30

24

75%

63%

50%

5

60

63

45

39

33

75%

65%

55%


Bisognerebbe quindi fare tanti esami col 18 o pochi col 30. Con una media del 24 si tratterebbe di fare, dal secondo anno in poi, più di metà degli esami, mentre per il primo anno ne basterebbero pochi (per compensare il tempo di adattamento eccetera). Certo però nascerebbero problemi pratici con i lavoratori e le cause di forza maggiore che impediscono gli studi (malattie ecc.). E se uno rimane indietro che si fa? Lo si blocca per un sempre? Troppo drastico... Per un anno? Ma così gli si fa perdere ancora più tempo.

Alla fine forse il metodo più indolore sarebbe usare i test d'ammissione con più posti a disposizione (il doppio di adesso?) e stabilire una cesura selettiva al primo anno.

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