domenica 5 settembre 2010

FeLini a Mirabello

Un Fini molto "evangelico", a Mirabello, ha deciso di passare per la cruna di un ago, o se preferite per la porta stretta. Più prosaicamente, vuole tenere il piede in due scarpe.

Fini descrive un partito senz'altro di destra, sbaglia chi lo accusa di essere "di sinistra". Una destra che non è europea, come si dice (vedi Sarkozy, ben diverso da Fini), ma piuttosto "ideale", antipopulista. E' di destra, per esempio, contestare i tagli alla polizia, richiedere una politica del merito, invocare la privatizzazione delle municipalizzate, le liberalizzazioni, il quoziente familiare, persino ricordare gli "infami" è lessico di destra.
E' antipopulista dire che "governare è una nobile e ardua impresa ma non può mai significare comandare... significa comprendere le ragioni di tutti e garantire equilibrio", con tutto quel che ne segue.

Fini dice tra le righe che Fli sarà un partito, quando sostiene che non tornerà nel Pdl, che si va avanti. Perchè? Perchè se applicasse la democrazia interna nel Pdl - se gli fosse concesso - sarebbe sempre in minoranza. Con un partito nuovo, una "terza gamba" della coalizione, si costringe Berlusconi a contrattare ogni cosa. Per questo per Silvio sarebbe stata meglio una corrente, e il duro documento del 29 luglio contro il Presidente della Camera fu un errore, forse dettato da sottovalutazione dei finiani. Invece la maggioranza senza di loro non c'è.
Certo, Fini non ha voti certificati, e a quanto pare non gli interessa misurarli: niente elezioni. Questa è la parte che, democraticamente, scricchiola un po' di più del fare un partito nuovo e del voler contare per forza. Ma nella tattica, nella strategia, ci sta anche questo.

Quindi, partito nuovo sì, crisi di governo no. Ottimismo sì, ghe pensi mi no. Elogi alla politica economica, richiesta di più economia nei cinque punti programmatici. Non mi piace molto, questa politica del dentro e fuori, del percorso irto e difficile ma (ancora) insieme.

Ma ciò che a me stride di più non è nemmeno tanto il "cambio di idee" di Fini (sulle più rivoluzionarie, le posizioni laiche o laiciste sull'etica, i gay, gli immigrati ha volutamente glissato), e nemmeno il fatto che non si era mai accorto prima del leaderismo di Berlusconi.
E' il fatto che tutti sanno che AN era gestita con piglio parecchio leaderistico... Se il populismo è una tentazione della destra, in cui Berlusconi è caduto, il leaderismo spesse volte ne è una caratteristica (i gollisti francesi si chiamano così per qualche motivo...), e Fini non fa eccezione. Sarei curioso di vedere cosa succederà se un domani FeL avrà le stesse richieste di democrazia, per esempio quando si dovranno convincere Tremaglia e Della Vedova sulle unioni gay. La democrazia spinta fino all'ingovernabilità anarchica è sempre stata "di sinistra", vedi la frammentazione (atomizzazione) della galassia comunista e socialista. Secondo me alla bisogna Fini farà presto a scordarsi della pluralità e della democrazia interna...

Un progetto comunque interessante. Tre quarti del discorso potevano essere da "Partito della Nazione" di Casini, a cui Fini ha aggiunto qualche spolverata di destra. Certo anche Fini sa che poi nel governare la coperta (economica) è spesso corta, quindi tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... vedremo alla prova dei fatti, sarei proprio curioso di vedere un Fini al governo per cercare di declinare praticamente tutte queste belle cose.

1 commento:



  1. Intanto, auguri per il tuo blog. Permettimi, su Fini, di proporre quanto segue: all’indomani di Mirabello, il deputato Enzo Raisi ha spiegato che il gruppo di “Futuro e Libertà” sta controllando la validità delle firme con cui il quotidiano “Libero” ha chiesto le dimissioni di Gianfranco Fini.
    … Ebbene, posso garantire che almeno due di queste firme vanno subito cestinate. E sul mio blog ho spiegato perché.

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