domenica 29 agosto 2010

Aveva ragione l'Arrighe

...umiltè, ci vuole! ;-)

Oggi durante la Messa il parroco stava commentando il Vangelo, in cui Gesù narra due parabole sull'umiltà e sul disinteresse (Lc 14,1.7-14). Don Renato ha esordito chiedendosi se oggi l'umiltà sia ancora un valore. Lì la mia testa ha cominciato a vagare, e mi sono chiesto come si declini l'umiltà in politica, quando si è magari in un ruolo di responsabilità, di "potere".
Essa non può essere certo la rinuncia a questo potere, l'abdicazione alle prerogative, specie se democraticamente assegnate: questo somiglierebbe di più a non coltivare i propri talenti, per citare un'altra parabola. Credo che il concetto si possa esplicare nel non essere convinti, poichè si "comanda", di avere sempre ragione, di avere la verità in tasca; nell'essere quindi aperti a correzioni e anche ripensamenti.

La seconda parabola invece invitava a invitare a pranzo i poveri, non chi poi può garantire un tornaconto. Niente cene con gli amici degli amici, con gli Anemoni, con i Flavi Carboni, insomma... Invece un politico dovrebbe "andare a cena" con la gente "normale", magari quella che l'ha eletto, per ascoltare i problemi, le necessità, e magari esercitare la sua responsabilità per cercare di rispondere alle esigenze (legittime).
In particolare, il politico che ha potere ha la responsabilità di "dare da mangiare" ai poveri e agli ultimi, con interventi assistenziali se proprio necessario, ma soprattutto cercando di garantire le opportunità, di sbloccare l'ascensore sociale.

Tutto questo secondo me, senza pretendere di avere la verità in tasca... ;-)

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