martedì 30 luglio 2024

Google Morals

Segnalo questo bel pezzo dal titolo Google Morals.

E' la descrizione del tempo che viviamo come un tempo dell'irresponsabilità. E l'irresponsabilità - il fatto che altri "pensino" per noi e si impegnino per noi - genera mostri.

L'articolo conclude parlando della perdita dell'altruismo (non lo chiama così ma è quello), ma, ancora, manca un punto: l'individualismo. Che secondo me è il punto focale della società in cui ci muoviamo in questi tempi, da almeno 50 anni a questa parte.

Ma resta una lettura molto, molto interessante: il disimpegno che crea una crisi morale, e viceversa.
E' così fuori moda parlare di etica e morale...

lunedì 22 luglio 2024

Generazione di fenomeni

La migliore della storia, probabilmente. Del ciclismo, intendo.

Come non amare questi corridori. Lo stesso Vingegaard, che tra i Pogacar, Evenepoel, Van der Poel, Van Aert era quello un po' meno "simpatico", viste le sue specializzazioni nelle corse a tappe - o meglio nel Tour - con questa annata in cui ha rivestito il ruolo di don CHisciotte in lotta contro l'avversa fortuna ha guadagnato popolarità.

Sì, lo so: il doping. C'è sempre quest'ombra.
Dipende sempre da cosa si intende per doping. Certamente questi corridori sono assistiti da medici e preparatori, mentre una persona "normale" dal medico ci va da malato. Certamente hanno accesso a metodi che sono lo stato dell'arte della ricerca sportiva.

E però io credo che, in periodo di passaporto biologico, adesso la situazione sia diversa da quella di una volta. Ci sono stati i periodi: negli anni '80 andavano gli steriodi anabolizzanti. Ricordo il caso di Delgado (1988), era l'epoca degli ormoni della Germania Est, di Ben Johnson e Linford Christie...
Poi di steroidi nel ciclismo negli anni '90 non si parlò più e si passò prima all'Epo (che non si trovava, da cui gli esami del sangue per l'ematocrito) e poi all'Epo-Cera, finché non furono messi a punto i test per queste sostanze. Ogni epoca ha il suo doping. Poi è arrivato il passaporto biologico, e credo che sia più difficile alterare il corpo con sostanze. Oggi si punta a massimizzare le capacità "naturali" del corpo con pratiche apposite anche estreme.

Parlando più in generale mi ha sempre stupito come nel ciclismo l'omertà fosse (sia? chissà) diffusissima
Dei complottismi spesso si dice: come faresti a mettere in piedi un complotto così articolato, che coinvolge centinaia o migliaia di persone, e garantire la segretezza?
Il ciclismo anni '90 era così, un sistema da centinaia di coinvolti ma di cui non si parlava e non si parla tuttora.

E tutto questo discorso per dire che io di questa generazione di fenomeni mi fido.

mercoledì 10 luglio 2024

L'individualismo di destra e di sinistra

Ho letto questo interessante articolo che commenta le elezioni francesi.

Non condivido tutto, anzi mi pare che in varie parti pecchi di un certo ideologismo manicheo che semplifica un po' l'analisi. E' vero che spesso negli ultimi anni la sinistra si è "vergognata" di presentarsi come sinistra, ma è stato anche perché costretta da una serie di vincoli al bilancio, alla responsabilità, alla "realtà", verrebbe da dire. Non so se un ritorno ad alzare il tiro non sia pericolosamente confinante con il populismo.
Ma senz'altro c'è del vero  in quel che scrive l'autore. La questione delle paure, cavalcate e non incanalate, è una cosa che si dice e si osserva spesso.

La cosa che ho trovato più interessante è che l'autore tratteggia una motivazione per un fatto che si osserva in tutta Europa: la destra ha problemi con i "quadri intermedi" della politica, con il personale di governo.
L'autore attribuisce questo fatto al leaderismo insito nella destra, che esprime una politica per cui non serve "impegnarsi" dialetticamente, basta "credere" nel capo: le destre
chiedono fede, adesione cieca, eventualmente azione immediata e violenta, non processi di “formazione” della soggettività, e infatti non hanno mai “quadri” sufficienti, in quanto si costruiscono in modo estremamente verticistico. Fino a qui elementi di analisi che ci sono ormai familiari, e che si attagliano perfettamente all’RN francese, ma anche all’insieme delle estreme destre occidentali (passando per Salvini e Meloni)
Io avevo sempre riflettuto sul fatto che - almeno in Italia - a livello comunale la sinistra è più forte, e questo fa da palestra civica per amministratori. Ma è una spiegazione parziale, che non spiega in realtà abbastanza, per almeno due motivi: perché forse confonde la causa con l'effetto (forse la sinistra ha più successo a livello locale perché sa esprimere classi dirigenti migliori, non viceversa) e perché essere sindaci o amministratori locali non vuol dire fare carriera fino ai livelli superiori della politica; anzi mi pare che questo avvenga via via più raramente. Anche tra i sindaci delle grandi città (Pisapia, Sala, tutti quelli lombardi che mi vengono in mente) non c'è un cursus honorum che porti in Regione o in Parlamento. Eccezione fu Renzi, ma una rondine non fa primavera.
 
L'autore introduce una differenza "antropologica" tra destra e sinistra in tema di classe dirigente, che mi ha fatto pensare e che io interpreto così: la destra, rispetto alla sinistra, esprime più istanze di autonomia dell'individuo dalla politica. Che siano istanze filosofiche (la libertà personale, la sussidiarietà, lo "stato minimo"), economiche ("meno Stato più mercato") o egoistiche ("basta regole e regolette") fino all'illegale (voglio poter evadere tranquillamente), se chiedo meno Stato e più individuo sono meno portato a impegnarmi nello Stato stesso, nella politica.
La sinistra invece crede nella politica come mezzo per plasmare la società, e questo richiede un impegno in prima persona, sia dialettico (per discutere su quale sia la direzione che si vuole imprimere) sia pratico (impegnarsi per far andare le cose nella direzione "giusta", cioè quella che dico io, è una cosa che può gratificare).

Si dirà: ma la sinistra si è fatta paladina di molti diritti individuali, negli ultimi decenni.
E' vero, ma se ci pensiamo questi diritti sono spesso elementi che richiedono la presenza dello Stato. Si richiedono riconoscimenti pubblici e pubblico intervento.
L'aborto non è solo una depenalizzazione di chi autonomamente trova modo di praticarlo, richiede che lo Stato si attrezzi con strutture per fornire il servizio.
Il fatto che gli omosessuali vivano insieme e pratichino la loro sessualità liberamente è garantito da decenni, quello che si vuole è un riconoscimento pubblico delle unioni: non si richiede la libertà di amar chi si vuole, si richiede che lo Stato agisca per formalizzare queste relazioni e metta in piedi una struttura per celebrarle in modo legale e registrarle.
Anche questio diritti individuali, quindi, richiedono uno Stato che fa le cose "giuste". In questo senso sono di "sinistra", pur essendo espressione di istanze individuali che hanno anche una componente individualistica, letta nella libertà di fare quello che si vuole.
 
Potrei abbozzare che l'individualismo "di destra" è libertà di fare senza che lo Stato si impicci, l'individualismo "di sinistra" è chiedere che lo Stato riconosca che quello che voglio fare io è giusto e riconosciuto.

lunedì 8 luglio 2024

L'insostenibile bella vita di massa

Metto assieme due notizie di questi ultimi giorni, questa sui dazi europei sulle auto e batterie cinesi e questa sulle proteste contro il turismo di massa a Barcellona.

La Cina tiene artificialmente bassi i prezzi dell'elettrico con sussidi statali, e quindi come Europa introdurremo dazi contro questa concorrenza sleale. L'effetto sarà che il prezzo al consumatore salirà. Non so se è una grande idea, se vogliamo spingere (e vogliamo, da Green Deal) sulla mobilità elettrica.

A Barcellona, ma non solo, si lamentano i danni del turismo eccessivo, specie dopo l'esplosione delle piattaforme per affitti brevi. Questi hanno provocato il crollo delle disponibilità in affitto per residenti e un generale aumento del costo dell'abitare nelle città turistiche (Barcellona, Venezia ma anche Bologna).

A prima vista sembra che la massificazione di cose buone (il turismo culturale, la mobilità libera con l'auto, ma anche i voli low-cost) sia non sostenibile.
Mettere limiti agli affitti brevi vuol dire limitare l'offerta, e quindi far crescere i prezzi dei pernottamenti.
Se i voli inquinano troppo, limitarli vuol dire renderli elitari.
Passare alla mobilità elettrica vuol dire fare costare di più le auto, a maggior ragione con i dazi.

È come se tante cose belle non potessero essere di massa.
È il solito discorso per cui lo stile di vita occidentale non è sostenibile da tutto il mondo, ma portato all'interno dell'Occidente: è come se lo stile di vita di quelle che una volta erano solo le élite (vacanze all'estero, lunghi viaggi, turismo non solo nella colonia elioterapica sull'Adriatico) non fosse ampliabile pena la non sostenibilità.

È un pensiero triste.