lunedì 2 maggio 2022

Sempre più armi

Nell'ultima settimana si è discusso un po' sulla questione delle armi da mandare in Ucraina.

Conte si dice contrario all'invio di armi offensive, e comunque chiede passaggi parlamentari.
Io credo che Conte abbia - per una volta... - più di qualche ragione.

La differenza tra armi offensive e difensive è piuttosto semplice da capire. Negare la differenza tra Javelin e carri armati mi pare difficile, se fosse vero che "le armi sono armi, ammazzano" e basta allora non ci sarebbe dibattito su quali mandare, né Zelensky ne chiederebbe di diverse da quelle che già riceve, non è che una vale l'altra.

A me pare strano che in Italia tra i partiti siano (almeno: fossero, fino alla scorsa settimana) tutti allineati sulla posizione più bellicosa.
Ben venga che ci siano posizioni diverse e dibattito in Parlamento! 

Anzi, mi stupisce il silenzio dei parlamentari cattolici. I dubbi sono stati espressi da Bersani, da Fratoianni, dall'Anpi. Dove sono finiti i parlamentari cattolici? Nessun problema di coscienza, nonostante i moniti del Papa?

In Italia pare che la politica sia tutta allineata a Biden e Johnson, senza distinzioni. Non è l'unica posizione possibile. In altri Paesi anche posizioni meno bellicose trovano cittadinanza, l'Austria non ha mandato armi, la Spagna pochissime. E parliamo di Paesi saldamente democratici e occidentali. Tra lasciare gli ucraini a loro stessi e i 33 miliardi di Biden ci sono molte possibili gradazioni intermedie di sostegno.

Forse i partiti maggiori di destra (FdI, Lega, FI) devono mostrarsi più realisti del re per allontanare le critiche per i passati legami con Putin. Restano il M5S, da cui si registra l'intervento di Conte, e il PD, saldamente allineato alla linea atlantista.

Enrico Letta, finalmente, esprime qualche velata remora sulla questione, pur appoggiando il governo e non ritenendo necessario il passaggio in Parlamento.
Cosa su cui sono in disaccordo: il Copasir e il governo hanno deciso di stroncare il dibattito secretando la lista di armi da mandare.

Questo si iscrive nella consueta prassi di svuotamento dell'Aula, ma è più grave tanto più delicata è la questione. E' al Parlamento che spetta per esempio decidere di proclamare lo stato di guerra. Si tratta di argomenti su cui dovrebbero decidere i parlamentari e non dare una delega in bianco.

Che non era neppure prevista dal governo: Draghi a suo tempo disse che le armi sarebbero state mandate in accordo col Parlamento.
La posizione a marzo mi sembrava la seguente: le armi vere sono le sanzioni, quelle sul campo servono a prendere tempo mentre le sanzioni dispiegano l'efficacia. Personalmente concordavo con questa impostazione: pur non piacendomi l'idea di armare un conflitto (tra l'altro tra Paesi con cui non siamo legati da vincoli internazionali, visto che parliamo di Paesi fuori dall'UE e dalla NATO), era ed è necessario sostenere la resistenza ucraina di fronte a una aggressione folle, fuori dal tempo.

Cosa è cambiato? Siamo più scettici sulle sanzioni? Vogliamo vincere una guerra guerreggiata sul campo con la Russia? Preferiamo mandare carri armati che spegnere il condizionatore (cioè abbiamo finito le sanzioni e abbiamo sopravvalutato quelle precedenti, che credevamo più efficaci)?

La mia posizione rimane quella di allora: armi perché gli ucraini resistano finché le sanzioni non hanno effetto.
Quindi armi difensive, che è quel che dice anche Conte, e nel mentre fare di tutto diplomaticamente ed economicamente.

Poi scopriamo che ci sono i calzolai italiani in fiera a Mosca, e allora sorge il dubbio che non si sia fatto davvero tutto il possibile dal lato economico. Un embargo totale? Un visto a chi diserta tra i soldati russi?
Non giochicchiare con le banche per pagare il gas sottobanco in rubli, come vuole Putin giocando sui cambi?
Tutte cose da fare prima di mandare tank.

Invece la Germania - dopo pubblico dibattito, va riconosciuto - nicchia sul taglio alle importazioni di gas, e nel mentre approva l'invio di armi pesanti. Sembra di vedere uno scambio tra le due cose: rinunciamo a vincere la guerra economica, quindi proviamo a vincere la guerra guerreggiata.
E pare che noi siamo sulla stessa linea, per di più senza dibattito parlamentare, con il segreto di Stato.

Non mi pare un'evoluzione promettente.

 

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