mercoledì 6 aprile 2022

L'ambiguità del noi

Mi è capitato in questi giorni di riflettere su una cosa semplice, ma che non avevo mai messo a fuoco.

Il "noi" ha due valenze.

Se si intende come il contrario di "io", il "noi" è un elemento che supera l'egoismo, si apre all'identità plurale.
Un elemento solitamente positivo.

Ma il contrario di "noi" può essere anche "loro". In quel caso si passa al tribalismo, al "noi contro di loro", al "noi siamo diversi da loro".
E allora può esserci una deriva negativa.

In politica, la differenza tra la destra sociale e il comunismo internazionalista è il confine da dare al "noi": nel primo caso è la comunità nazionale escludente, nel secondo è la negazione di confini e barriere, fino a subordinare l'"io" al popolo/partito.

Il cristianesimo è tutto giocato sull'allargamento del "noi": dall'"io" - che comunque è irriducibile - fino al "noi" più ampio dell'intera famiglia cristiana (la Chiesa come corpo di Cristo), umana (tutti creati a immagine e somiglianza di Dio) e universale, allargandosi fino al creato tutto (tutti siamo creature di Dio).
A cerchi concentrici, allargandoci, senza negare il "noi" della famiglia di sangue, della nazione, della comunità civile. Ma sempre con l'apertura.

Di nuovo, una volta di più, una religione dell'et-et, che tiene dentro  e include il più possibile.

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