giovedì 30 dicembre 2021

Il long covid civico

Ora siamo a questo punto: super green pass (cioè quello senza tamponi) per quasi tutto, compresi i mezzi pubblici e alcune attività all'aperto; green pass normale per il lavoro; vaccinati a quattro mesi che saltano la quarantena; ma il certificato verde ne dura sei, di mesi (dopo vari balletti di durate, 9, poi 12 quando già si sapeva che l'immunità calava, poi di nuovo 9, ora 6 ma si sa che l'immunità almeno delle prime due dosi è praticamente nulla per il contagio da Omicron).

Ancora nessuna misura specifica per gli anziani, che sono 2/3 degli ospedalizzati e 3/4 delle terapie intensive. In compenso avremo un sacco di quattordicenni vaccinati per poter prendere il bus scolastico.

D'altra parte il governo si è "innamorato" del green pass, e ora non può recedere da questo strumento pena la sconfitta politica contro i "no vax".

Sconteremo a lungo, a livello di senso civico, i pasticci compiuti in questi due anni.

Se anche le misure funzionassero, avremo abituato il popolo a un paternalismo di Stato; fatto per di più di norme che colpiscono i ligi, mentre i furbi vivono come vogliono. Questo è l'effetto di fare norme non controllabili, da "una visita al giorno" dello scorso anno all'auto-quarantena di oggi.

Inoltre resta il fatto di avere deteriorato ulteriormente la produzione legislativa, a colpi di stato di emergenza, di norma contraddittorie (si sa che la protezione vaccinale è breve, che non si è "pericolosi" per non più di quattro mesi, questa indicazione viene assunta nelle norme sulla quarantena ma non in quelle sul certificato verde), di confini spostati sempre un po' più in là.

Già a ottobre si era stabilito che nella Repubblica fondata sul lavoro, al lavoro si sono messi più paletti che alla ristorazione o all'andare al bar: una persona poteva andare al bar o mangiare all'aperto senza condizioni, mentre non poteva lavorare se non sotto le condizioni del green pass. Nessuna scappatoia (che brutto concetto per il diritto al lavoro!), nessuna possibilità di normalità, neppure in zona bianca. Per me già quella era una linea rossa superata.

Ieri, a sentire le cronache, pare che la Lega si sia messa di traverso alla richiesta di super green pass per il lavoro. Salvini una volta al giorno ha segnato l'ora giusta.

I costituzionalisti avevano descritto il certificato verde come possibilità di libertà, con la scelta garantita dal tampone. Glissando (tranne pochi) sul fatto che questa libertà è classista, essendo il tampone non gratuito.
Questo principio, discutibile ma difendibile, è già saltato con il super green pass per le feste, ma tant'è, si dice, andare al ristorante non è mica un diritto costituzionale. Posizione molto più discutibile.
Ci mancherebbe anche di estendere questo ragionamento pure al lavoro...

Negli anni di piombo le leggi antiterrorismo erano giustificate dall'emergenza. Sono ancora lì.

Per le leggi sul Covid non sarà così, sono certo che prima o poi il green pass sarà un ricordo.

Ma resterà il fatto di aver spinto sempre più in là, senza colpo ferire, il limite del tollerato, sempre meno ragionevole in senso scientifico (torniamo al concetto che oggi le due dosi di vaccino sono acqua fresca rispetto all'infezione di Omicron, eppure i green pass sono sempre lì). Il tutto condito da una campagna di colpevolizzazione dei no vax che è andata oltre il ragionevole: ci ricordiamo tutti l'espressione "pandemia dei non vaccinati" quando era già chiarissimo che i contagi e pure le ospedalizzazioni tra i vaccinati crescevano progressivamente, perché la protezione dei vaccini invecchiava.

Il governo, prima con Conte e poi soprattutto con Draghi, ha dimostrato che la slippery slope esiste, che lungo il piano inclinato il confine si sposta facilmente più in là.

Sarà dura in futuro negare questi meccanismi quando complottismi vari denunceranno fantomatiche derive.
Oppure sarà dura che una opinione pubblica anestetizzata si accorga delle eventuali derive reali.

Gli effetti a lungo termine del Covid.

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