lunedì 11 ottobre 2021

La formazione politica

All'inizio di ottobre si è tenuta un'ampia tornata di elezioni amministrative. L'affluenza è stata molto bassa, pari al 55%, in calo di quasi 7 punti rispetto alle amministrative precedenti. In molti Comuni si è recato a votare meno del 50% degli aventi diritto.
Nel bresciano, il voto ha interessato 2
6 Comuni, in 22 di questi l'amministrazione uscente è stata confermata.
In molti Comuni si è faticato a trovare dei candidati sindaco. Il numero di Comuni al voto con una sola lista è stato così alto (217 su 1340, uno su sei) che si è dovuto intervenire per legge per abbassare il quorum di votanti richiesti per la validità dell'elezione in questi casi (dal 50% al 40%) per non lasciare troppi Comuni in mano ai commissari.
Anche le grandi città non sono state esenti da questa fatica: in politica come nello sport vale l'adagio per cui “chi vince festeggia, chi perde spiega”, e tra le spiegazioni date nel campo del centrodestra per il risultato deludente c'è stata la fatica nell'individuare i candidati sindaci.

Tutti questi segnali confermano la tendenza ormai decennale alla disaffezione dei cittadini verso la politica. Non si va più a votare, e nemmeno ci si candida più. Molte persone, semplicemente, non ne vogliono sapere.

Questa situazione interpella anche la comunità cristiana. Da decenni ormai c'è una diffusa disaffezione dei cattolici per la politica; tutte le ricerche mostrano che il comportamento degli elettori cattolici non si discosta in media da quello dell'elettorato in generale.
C'è una sorta di “crisi delle vocazioni”, un po' come quella che investe i preti. Una crisi che investe due vocazioni al servizio alla comunità, seppure in modi profondamente diversi tra loro. 

Ciò nonostante, i politici più apprezzati, Mattarella e Draghi, sono di matrice cattolica: il primo dalla DC, del secondo ci è stato ampiamente raccontato il retroterra delle scuole dai Gesuiti. Ma questi politici, così apprezzati, hanno anche una certa età, provengono da scuole politiche “di una volta”. La sensazione è che si sia “perso lo stampo”.

E' noto che il declino dei partiti tradizionali ha portato con sé anche le scuole di formazione politica, come la celebre scuola delle Frattocchie del PCI. In ambito cattolico resistono alcune meritorie esperienze in ambito associativo, come le scuole delle Acli sull'amministrazione del bene comune, dal taglio piuttosto “tecnico”; ma altre esperienze un tempo feconde, come l'AC il sindacato, sono più in difficoltà su questo versante.

Uscendo dall'ambito associativo, la Diocesi ha portato avanti, sotto varie forme, per una decina di anni, l'esperienza della Scuola di formazione all'impegni sociale e politico. Un'esperienza piccola nei numeri, ma soddisfacente per chi ha partecipato e anche formativa: dalle sue fila sono passati giovani poi impegnati in ambito amministrativo o associativo, compresi un paio di sindaci. Anche la diocesi è però impegnata in un'operazione di ripensamento su questo tema.

Ma la formazione non serve solo a chi vuole fare il sindaco, o a chi vuole imparare a redigere un PGT. La formazione serve ai cristiani per avere più strumenti per interpretare il mondo in cui viviamo, per vivere con “in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale”, come diceva il teologo protestante Karl Barth, e come ci ha ricordato anche il nostro parroco al momento dell’ingresso.

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