lunedì 31 maggio 2021

La tassa di successione

Enrico Letta, nella sua ricerca di indirizzare il dibattito pubblico e occupare le prime pagine, ha tirato fuori dal cappello la proposta di ritoccare la tassa di successione, per dare una non precisata "dote" ai diciottenni.

Ecco, quest'ultima parte è a mio parere la più discutibile del discorso, ma il fatto che  si possa parlare della tassa di successione a me pare sacrosanto.

Avvenire ci informa che

Oggi dalle tasse di successione l’Italia incassa circa 800 milioni di euro. Molto meno dei 6 miliardi della Gran Bretagna, dei 7 della Germania e addirittura dei 14 miliardi che si ricavano in Francia. Questo è dovuto al fatto che l’aliquota di tassazione è tra le più basse d’Europa: appena il 4% tra genitori e figli (e con franchigia). Per restare nel continente, in Germania la tassa di successione oscilla tra il 7% e il 30%, in Gran Bretagna l’ Inheritance Tax Act del 1984 applica un livello del 40%, mentre in Francia l’aliquota varia dal 5 al 60% con un valore medio del 45 per cento. Questo significa che, nel caso in cui venga lasciato in eredità un milione di euro, la somma da pagare (tenendo conto delle rispettive franchigie esenti) è in Italia di zero euro, all’incirca di 75mila euro in Germania, in Francia di 195mila e in Gran Bretagna di 250mila euro.

Basterebbe già questo.

Di solito l'obiezione è che il defunto ha già pagato le tasse sui soldi che lascia, e quindi sono soldi già tassati.

Però ogni volta che i soldi passano di mano, perché compro un'auto, perché pago l'idraulico, per qualsiasi motivo, vengono tassati, e sono sempre soldi tassati anche prima, quando l'acquirente li ha guadagnati.

Non si vede perché quando passano di mano per l'eredità debbano essere esentasse. Tra l'altro chi è colpito dalla tassa è chi incassa (l'erede), non il defunto. L'erede su quei soldi non ha ancora pagato alcuna tassa, in realtà.

Favoriamo l'eredità invece che il lavoro? Non mi pare una buona idea.

Se io ho un milione, e lo spendo per chiamare l'idraulico Tizio a rifarmi le 5 piscine delle mie 3 ville, Tizio su questo milione che gli entra paga un sacco di tasse.
Se io ho un milione, e lo tengo via per lasciarlo a mio figlio Caio, Caio su questo milione che gli entra non paga tasse, o ne paga pochissime.
Questo meccanismo non aiuta a far circolare l'economia, incentivare gli investimenti, ridurre i monopoli e le rendite di posizione.

Resta la mozione degli "affetti", o della "continuità familiare": l'idea che "lavoro tutta la vita anche per lasciare una sicurezza ai miei figli" ha una sua ragionevolezza.
Io una certa quota la salvaguarderei, ma in effetti sopra un tot trovo molto iniqua l'assenza di tasse di successione. Un loro ritocco verso l'alto sarebbe giusto e pure liberale.

E' ragionevole che un padre si preoccupi prima di tutto dei figli, "disinteressandosi" se qualcun altro non ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia ricca invece che in quella in cui è nato. Non sono problemi del padre, ovviamente.
Lo Stato ce l'abbiamo proprio per perequare collettivamente alcune storture. Liberalmente, per garantire pari opportunità, pari condizioni di partenza anche a chi nasce in condizioni diverse.

Tutto ciò a livello di principi, di teoria.

In pratica, oltre al fatto della discutibile destinazione, ci sono un sacco di obiezioni, dal fatto che comunque lo Stato dovrebbe avere già abbastanza soldi per via dell'alta pressione fiscale, al caveat che mi sembra una tassa facilmente aggirabile: in vita ci si organizza in modo diverso se si vuol lasciare ai figli (tipo gli si compra e intesta la casa prima di morire). Diventa quindi una "tassa sull'infarto", sulla morte imprevista, come qualcuno acutamente osserva.


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