venerdì 12 febbraio 2021

Rappresentare le minoranze, rappresentare la maggioranza

Qualche giorno fa mi sono casualmente imbattuto in questo scritto di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.

Il pezzo è lungo e articolato, ma una cosa mi ha colpito: l'osservazione sul fatto che la sinistra (Gori pensa ovviamente al PD) è passata dall'essere  il partito di massa, il partito della classe operaia, il partito della maggioranza (almeno in teoria: il partito del "popolo") ad essere il partito che porta avanti le istanze delle minoranze.

Si può osservare che, in Italia, la sinistra non è mai stata maggioranza nelle urne. E' vero, ma avrebbe potuto teoricamente esserlo: la sua prospettiva era una proposta che poteva interessare a tutte le classi medio-basse. Che poi una parte di queste votasse comunque DC, per mille motivi, è un altro discorso: le istanze del PCI andavano a vantaggio di tutti.

Oggi le istanze della sinistra, quelle per le quali è identificata, vanno a vantaggio di minoranze (LGBT, immigrati) o a svantaggio delle maggioranze (qui penso alla sinistra oltre il PD e alla sua proposta di patrimoniale).

Ci possono essere mille motivi.

Un po' stiamo tutti meglio rispetto agli anni '70, e siamo passati dalla parte delle potenziali "vittime" di politiche perequative come la patrimoniale o l'ICI/IMU, ma allora ci sarebbe da chiedersi come è possibile che per fare redistribuzione la maggior parte della popolazione debba perderci, è una redistribuzione piuttosto curiosa (soluzione: abbiamo così tanto debito che quei soldi finirebbero per non essere redistribuiti, ma incamerati, come ai tempi di Monti).

Un po' la prospettiva proposta una volta alla maggioranza, il "cambio di sistema", il "sol dell'avvenire", non interessa più a nessuno, e non è stata rimpiazzata con nulla di altrettanto interessante (ci torno sotto); perciò sono rimaste solo le prospettive delle minoranze.

Ci sono anche altri interrogativi, posti da questa situazione. Il PD non asseconda i desideri della maggioranza perché ritiene che non siano validi, buoni? Troppo di "pancia"?
Questo apre il dilemma sul fatto se le forze politiche debbano rappresentare o orientare l'opinione pubblica. Un equilibrio va trovato.

Il PD ritiene che le istanze delle minoranze siano un arricchimento per tutti? Può essere vero, ma restano istanze parziali. Effettivamente faccio fatica a trovare un'istanza portata avanti dalla snistra e specificamente rivolta alla maggioranza.

Un po' mi ritrovo in un'analisi di Gianluca Briguglia che avevo letto in questi giorni di crisi politica, un'analisi che partiva dalla figura di Conte, un uomo per tutte le stagioni, che ha effettivamente compiuto una quantità di giravolte sorprendente e che nonostante ciò continuiamo a trovare adeguato.
Le stesse giravolte le hanno compiute il M5S, ma anche il PD. Scrive il buon Briguglia:

Del resto i partiti di sinistra sono semplici partiti del “buon governo”, cioè della tecnica amministrativa, almeno da 20 anni. E hanno demandato il livello ideale di trasformazione della società al tema dei “diritti” – peraltro, a pensarci bene, in potenziale accordo con visioni di tipo liberale -, perdendo anche solo la grammatica di un’impostazione sociale dei problemi.

Il PD governa da 10 anni, con una parentesi di un anno. Pare che la sua ragione sociale sia diventata governare. Lo vediamo anche in questi giorni. Con ottime intenzioni, per impedire il governo di qualcuno di peggio, ma non è una prospettiva ideale, una proposta, o addirittura non è neppure una prospettiva riformista: si tratta di non far crollare l'esistente, di evitare danni, ma questo è vagamente conservatore.

Se per quello che gli americani chiamano la big picture la prospettiva è solo il governare senza fare danni, di identitario, di visionario, restano solo le istanze particolari. Un po' poco per arginare le istanze maggioritarie ed egoistiche che crescono nei momenti di crisi.


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