giovedì 12 novembre 2020

Déjà vu

Ho una sensazione di déjà vu.

Il 9 marzo avemmo il lockdown sugli spostamenti non essenziali in dieci province, esteso poi due giorni dopo a tutta Italia. Erano liberi lo sport da soli e l'attività motoria senza limiti di spazio (a differenza di adesso).
Bar e ristoranti chiusero il 12, con molti negozi, ma elettronica (quindi Unieuro e simili), ferramenta, idraulica ( quindi Brico e simili), lavanderie, profumerie restarono aperte anche allora. C'era - come c'è ora - un allegato al DPCM con la lista di attività aperte. Adesso è un po' più lungo (comprende anche Decathlon e parrucchieri, tra l'altro), ma non così più lungo.

A marzo le scuole di ogni ordine e grado chiusero, adesso chiudono "solo" dalla seconda media in su. Questa è la grande differenza. Ma per il resto (parliamo di provvedimenti riguardanti la "zona rossa") le similitudini sono tante: divieto di uscire di casa se non per lavoro, necessità o salute; obbligo di autocertificazione; divieto di visita parenti; divieto di fare la spesa in altro comune.

A marzo la cosa proseguì con altre restrizioni: dal 23 chiusero le attività non essenziali, a seconda dei codici Ateco (e quindi chiusero anche i negozi che erano rimasti aperti) e ci fu la stretta sulla "corsetta" solo nei pressi di casa.

E anche adesso si vocifera di un lockdown "duro".

Però ci sono delle differenze.

A marzo era la prima ondata, adesso è la seconda.

A marzo non ci avevano promesso per mesi "non ci sarà un altro lockdown".

Proprio l'esperienza di marzo, e poi della primavera, e poi di settembre dovrebbe aver insegnato che la passeggiata all'aperto comporta zero rischi, i contagi sono ripartiti quando sono ripartite le attività al chiuso.

Capisco andare a tentoni a marzo, ma ora le misure di limitazione della mobilità personale mi paiono inutilmente vessatorie. E leggi vessatorie minano la fiducia nei confronti dell'istituzione. Come ho scritto già altre volte, una legge non condivisa è molto meno efficace. Tra l'altro, se non sbaglio, siamo praticamente gli unici in Europa a proibire - e controllare, e multare - gli spostameti personali.

Anche perché il senno di poi ci dice che a marzo il lockdown delle attività produttive arrivò quando i contagi effettivi erano già in calo, come mostrò la curva ISS per data sintomi.


Ora, di nuovo, la curva ISS - e anche i dati di terapie intensive e ospedalizzazioni - mostrano un rallentamento già da circa una settimana.


E ciò con le poche misure prese, soprattutto localmente, dal 26 ottobre (didattica a distanza almeno al 75%, chiusura ristoranti la sera, "coprifuochi" vari).

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