mercoledì 1 ottobre 2014

Da adulti

Tutto il dibattito che è sorto sul TFR mi dà l'occasione di dire due o tre cose sull'economia domestica in Italia che non ho mai capito.

Sul TFR: all'atto pratico non se ne farà nulla per i motivi che chi è più bravo di me ha prontamente fatto notare.
Ciò detto, ragioniamo in astratto: io sono favorevole al fatto che vada in busta paga. Dovrebbe essere responsabilità del singolo pensare a risparmiare qualcosa.
E' anche vero che poi, se qualcuno non risparmia - per necessità o per scialo, non importa ai fini del discorso - rischia di arrivare alla vecchiaia ancora più indigente di come ci arriverebbe con la liquidazione. A questo punto si aprirebbe il dilemma etico: quanto aiutarlo? Quanto se lo "meriterebbe"? Partendo dal presupposto che non si può lasciar morire di fame nessuno, "abolire" la liquidazione rischierebbe di creare un aggravio futuro per i servizi sociali. Però mi sembrerebbe un costo accettabile per creare una maggiore cultura della responsabilità. Chi percepisce uno stipendio non è più un bambino sotto tutela, dovremmo iniziare a trattarlo da adulto.
Tornando all'atto pratico, credo che rendendo facoltativo il fatto di averlo in busta paga e impostando un percorso di graduale riduzione del TFR accantonato (diciamo del 10% all'anno) si potrebbero evitare parecchi problemi che si stanno delineando. Ma sarebbe troppo ragionevole graduale e non darebbe la mancia imbonitrice scossa all'economia che ha in mente il Presidente del Consiglio.

Come non ho mai capito bene il TFR, ancor meno capisco la tredicesima. Che senso ha? favorire le spese a Natale? Ma se anche i soldi arrivassero spalmati sui 12 mesi, i casi sono due: o uno li spende durante l'anno, e allora sono comunque entrati in circolo già prima di Natale, o uno li accantona mese per mese, e allora a dicembre ha da parte la stessa quantità di denaro per i regali. In compenso sapere quanto uno prende è un po' più complicato, perché in realtà quando si parla di introiti mensili non si calcola mai la quota della tredicesima. Così confrontare lavori diversi (che magari ti danno anche la quattordicesima) o autonomi (che - va da sè - non hanno nemmeno la tredicesima) diventa più complicato.
Se parlassimo sempre di stipendio mensile effettivo, senza aggiunte varie, sarebbe molto più chiaro. Il regalo di babbo Natale, di nuovo,è una cosa più da bambini che da adulti.

Così come sarebbe un grande tributo alla chiarezza uniformare l'espressione di tutti i prezzi nella modalità comprensiva di IVA. Se andiamo al supermarket i cartellini danno il prezzo finale, IVA compresa; non ho mai capito perché invece in certi ambiti (gli artigiani, per esempio) il prezzo sia espresso senza IVA, da aggiungere poi. Tra l'altro dare un prezzo senza IVA è una specie di istigazione subliminale all'evasione, un non detto "guarda quanto risparmieresti se non ti faccio fattura".
Tutti i preventivi andrebbero sempre espressi IVA compresa.

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