mercoledì 24 luglio 2013

La differenza cristiana

Ho proseguito la mia lettura delle opere di Enzo Bianchi con La differenza cristiana (Einaudi, Torino 2006). Il libro è precedente a Per un'etica condivisa, ma i temi si richiamano e si sovrappongono (persino troppo: alcuni paragrafi sembrano praticamente uguali). Alcune situazioni però sono spiegate e definite più chiaramente che nell'altro libro (repetita iuvant!).
Anche per questo testo riporto alcune riflessioni che mi hanno colpito particolarmente.

Ho trovato fulminante il passaggio a pagina 29 sulla differenza tra Stato laico e società civile:
Sì, lo Stato deve essere laico e deve sapere che la società civile, invece, laica non è

La società, però, pur non essendo laica, si va riempiendo di agnostici, di "indifferenti", nella definizione di Bianchi. Interessante il passaggio in cui l'autore ipotizza che molte persone diventino indifferenti a fronte del "rumore di fondo" delle varie religioni e proposte religiose o spirituali che si sovrappongono nella moderna socieà multiculturale (pag. 33): non avevo mai pensato a questa spiegazione.

A pagina 37 Bianchi incita i cristiani a proporre il loro messaggio
in termini antropologici tali che i non credenti possano percepire in essi la volontà e il progetto del servizio reso all'uomo e alla società.

Da una parte questa esortazione somiglia al "rendere ragione della gioia che è in noi" di petrina memoria. D'altra parte per proporre l'etica cristiana in forma antropologica bisogna essere ben fiduciosi che questa sia ragionevole, quasi "dimostrabile" razionalmente: qualche volta non mi pare così autoevidente, a volte secondo me l'atto di fede, o per lo meno di fiducia resta necessario. Per avere una posizione così fiduciosa bisogna essere convinti di avere ragione, di essere nel vero. Cosa che però secondo Bianchi non è così innocua...

A pagina 50 si ritrova incidentalmente un passaggio in cui il cristiano è invitato a
operare in coscienza, in umiltà cercando [...] il bene comune o, almeno, il male minore.

Sbaglio o l'accettazione del male minore è un tema non così scontato nella dottrina cristiana?

La citazione di pagina 57 della Gaudium et Spes sulla rinuncia della Chiesa ai privilegi è molto provocatoria: la Chiesa, si dice,
non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall'autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni.

Qualcuno ha detto IMU?...

Nell'ultima  parte del libro ho trovato illuminanti le dissertazioni dell'autore sulla "verità nella pluralità", che rispondono anche in parte ad alcuni dubbi che avevo manifestato nel post precedente: la Verità del cristiano è solo Gesù Cristo, il resto è sottoposto al discernimento incessante. Bello anche il parallelismo tra i molteplici libri della Bibbia e i quattro Vangeli e i diversi modi di "dire" la Verità.

Infine, a pagina 106, ho trovato convincente il passaggio in cui Bianchi smonta le pretese di richiesta di reciprocità che spesso vengono avanzate nei confronti dell'Islam come contrarie alla gratuità evangelica.

In definitiva, mi è molto più chiaro dopo questa lettura il concetto di Verità, di libertà per il bene, anche se restano i dubbi sul ruolo dell'autorità nella Chiesa.

Nessun commento:

Posta un commento