martedì 28 maggio 2013

Sul latino a scuola



Mi è capitato sott'occhio questo articolo, che parla di un tema periodicamente molto dibattuto: l'insegnamento del latino a scuola, e la sua utilità.
Io sono da sempre un sostenitore dell'utilità del latino, per tutta una serie di motivi tra cui quelli affettivi (ai bei tempi del liceo l'ho studiato per cinque anni). Più in generale, mi sembra che la discussione sia spesso esposta ad alcune fallacie logiche.

Intanto mi pare che la discussione sia in sé oziosa, visto che nessuno obbliga a fare una scuola che comprende latino.
Non capisco perché prendersela con il fatto che questo venga insegnato, come fa quel tale Giuseppe Chiassarini su Repubblica, quando c'è in sole due scuole. Se si vogliono più ore di cultura tecnica (per sé o per i propri figli, a seconda di chi decide la scuola) si sceglie un istituto tecnico, no? Scegliere un liceo e poi lamentarsi di latino non l'ho mai capito. Volerlo abolire tout court è un'inutile limitazione della libertà di sceglierlo per chi invece lo ritenga importante.

Anche la contrapposizione tra latino e matematica (o informatica, o le materie tecniche, insomma) mi sembra fallace. Da ingegnere uscito da un liceo scientifico, a me è parso che il latino e la matematica siano parenti più stretti di quel che sembra.
Tradurre dall'italiano al latino esercita alla precisione nell'applicazione di regole ferree, tradurre dal latino all'italiano
esercita l'intuizione e l'elasticita all'interno delle stesse regole. Due pilastri della matematica, mi sembra.

Pure l'idea di mettere in contrapposizione lo studio del latino con lo studio di altre lingue vive è un paragone improprio. Chiunque l'abbia fatto sa che studiare latino è diverso da studiare una lingua viva: per quest'ultima ci si può limitare a "farsi capire", anche senza una precisione grammaticale spinta, specialmente se l'obiettivo è poi usarla, la lingua.
Il latino non ha questa caratteristica: in un certo senso è costituito dalla grammatica stessa, poiché non è usato correntemente (casi particolarissimi a parte, come quello delle dimissioni del Papa). Le abilità sviluppate sono diverse.

Infine: secondo me studiare latino ha senso anche perché è oggettivamente una materia difficile, che proprio perché non applicata richiede astrazione (e Dio solo sa quanto ci sarebbe bisogno di impararla). Non credo che sia un male che in alcuni curricula scolastici rimangano alcune materie difficili: livellare tutte le scuole sfrondando gli ostacoli farebbe un torto a chi vorrebbe cimentarsi con qualche sfida di più alto coefficiente di difficoltà, mentre garantire anche questa possibilità di scelta non vedo che cosa porti di male.

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