martedì 11 dicembre 2012

Gattopardo

Qualche tempo fa, prima delle (deprimenti) elezioni siciliane, mi ha punto vaghezza di leggere Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo. Mi è proprio piaciuto, non tanto per la prosa (che ho trovato in certe parti ampollosa e prolissa) quanto perché è un libro veramente illuminante.
Io non so se la descrizione che fa del Sud e della Sicilia in particolare sia veritiera, certo appare verosimile. C'è un pessimismo di fondo che pervade il romanzo, un senso d'ineluttabilità, e nelle parole del principe Fabrizio si leggono in trasparenza tante cose che descrivono alla perfezione il gattopardismo, la mafia, la fine di un'epoca e l'inizio di una peggiore, fatti che in qualche modo si rispecchiano in una parte della realtà che leggiamo nelle cronache.

Colpisce che lo stesso principe, mezzo tedesco, non faccia nulla per contrastare la china che ha percepito, nemmeno quando può, e colpisce che le celebri parole che descrivono il gattopardismo ("Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi") siano in bocca al giovane e brillante Tancredi, e non - come ho sempre ritenuto - a qualche vecchio nobile conservatore.

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