giovedì 26 agosto 2010

Caro amico ti scrivo...


...così si distrae un po'.
La lettera di Bersani pubblicata oggi su Repubblica è interessante, perchè fa chiarezza su alcuni punti (non tutti, e chiarezza relativa, come vedremo).

Sono molto d'accordo con la parte in cui chiarisce che in caso di fallimento della maggioranza, il tradimento degli elettori è da imputarsi alla maggioranza (che poi discuterà al suo interno su quale parte di essa debba addossarsi la colpa) e non all'opposizione, all'eventuale governo tecnico, a Napolitano, alla Cia, agli Ufo, a Paperino o a Veronica Lario.

La prospettiva di un governo tecnico mi trova d'accordo, anche senza il vincolo di Casini "non contro Berlusconi", pur vedendo i problemi rispetto al responso elettorale. Sono d'accordo a un patto: che sia un governo a brevissima scadenza, e predeterminata, solo per fare la legge elettorale. Bisogna che le forze costitutive abbiano il coraggio di dire: "Un governo di 3 (o 4, o massimo 6) mesi. Non un giorno di più. In data X, qualsiasi cosa accada, noi toglieremo la fiducia ad ogni governo possibile e si andrà ad elezioni.", e il coraggio di farlo davvero. Se si sarà fatta la legge elettorale, bene; in caso contrario (probabile, visto che non c'è accordo sulla legge elettorale da scrivere) si andrà a votare ancora con il Porcellum, e le forze del governo tecnico se ne assumeranno la responsabilità. Prospettiva rischiosa, quindi, e non so quanti vorrebbero assumersi il rischio...

Sulle prospettive in caso di elezioni, il Bersani-pensiero si fa più fumoso. Sempre meglio comunque della ridda di voci PD dei giorni scorsi... Sono d'accordo con la "legislatura costituente": il Paese ha gran bisogno di riforme vere, profonde, strutturali (mercato del lavoro in primis, sindacato da costituzionalizzare, sistema fiscale, giustizia, magari anche un federalismo pensato bene). La formula tra l'altro non è nuova, se ne sentì parlare anche all'inizio di questa legislatura, e bene avrebbe fatto Bersani a rimarcarlo e a sottolineare il fallimento berlusconiano al riguardo con la più ampia maggioranza della storia.

Due dubbi:


  • - non è chiaro il discorso dell'alleanza "che può assumere, nell'emergenza, la forma di un patto politico ed elettorale vero e proprio, o che invece può assumere forme più articolate di convergenza che garantiscano comunque un impegno comune sugli essenziali fondamenti costituzionali e sulle regole del gioco". Il primo caso somiglia pericolosamente all'Unione, accozzaglia di cose diverse che litigano dopo un anno; il secondo caso somiglia sinistramente a qualcosa che non avrà la maggioranza.


  • - per fare le riforme "condivise" servirebbe una piattaforma comune... Bersani scrive "verso una repubblica in cui alternanza e bipolarismo assumano la forma di una vera fisiologia democratica". Siamo sicuri che Casini sia d'accordo?... secondo me non è impossibile, ma ci vuole pazienza e lungimiranza da parte di entrambi.


E' interessante la disamina sul berlusconismo come "sistema", che ha fatto molti danni al Paese. Soprattutto secondo me alla vita politica e al senso civico del Paese, stimolando l'egoismo e la "pancia" più deteriore, mentre per il resto (economia, lavoro) l'Italia se la cava in sostanziale autonomia. E' un po' come diceva Mussolini: "governare gli italiani non è difficile, è inutile", poichè il Paese risponde poco agli stimoli ed è abbastanza impermeabile alla politica, va avanti di vita propria, abituato da millenni a tirare a campare al cambio di padroni e governanti. Comunque, dicevo, concordo con la visione del berlusconismo come "sistema" e non come semplice fenomeno politico legato a maggioranze e opposizioni.

Mi riallaccio qui alla lettera spedita due giorni or sono da Walter Veltroni, che secondo me evidenziava la crisi di crescita del PD, che non ha ancora capito cos'è. Io resto dell'idea che il Pd nasca da una buona intuizione, fondamentalmente giusta: quella di creare (finalmente) in Italia un partito socialdemocratico europeo, moderno. Perchè tutte le difficoltà? Forse per via del fatto che manca la controparte: un partito conservatore moderno. Il berlusconismo non ha dato sponda al Pd, lo ha costretto talora all'antiberlusconismo, che non è una politica degna di un grande partito nè - per sua natura - costruttiva, talaltra all'impotenza, all'indifferenza a Berlusconi, un po' come Veltroni stesso che non lo citava nemmeno in campagna elettorale. Tutto questo - entrambi gli atteggiamenti - però diventa impotenza legislativa (a suo tempo nessun governo di centrosinistra volle/seppe mettere mano al conflitto d'interessi) e subalternità: da quindici anni è Berlusconi a dettare l'agenda politica.

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