mercoledì 5 giugno 2024

Le elezioni europee, ancora

Eh sì, ancora.
Ogni volta si sentono discorsi simili: l'Europa è percepita come lontana, e invece è importante. C'è una mancanza di democrazia, e il Parlamento conta troppo poco. Bisognerebbe parlare di temi europei, e però nessuno lo fa*.

A questa tornata c'è la vaga possibilità di avere una maggioranza di destra nel Parlamento. Situazione più paventata che reale, secondo me: i sondaggi continentali danno numeri ben diversi, senza contare le incompatibilità tra liberali, popolari e grandi pezzi di destra. Non la Meloni, lei no, ha saputo costruirsi un profilo affidabile, ma tra Macron e Le Pen, tra Tusk e PiS non c'è compatibilità. Senza Le Pen, Orban e simili la destra non ha i numeri, ma con loro non c'è possibilità di alleanza, quindi alla fine l'unica via sarà ancora la grande coalizione.

Per fortuna, dicono in tanti. Se non che così si ritarda ancora una politicizzazione dell'Europa, passo inscindibile dall'aumento di rappresentatività. Se il governo è sempre in mano agli stessi, da sempre, popolari, liberali e socialisti, cosa votiamo a fare?
Ho sentito discorsi simili da un oratore normalmente bravo come Emilio Del Bono, che prima ha stigmatizzato la poca rappresentatività democratica dell'Europa e poi a distanza di cinque minuti ha detto che "per fortuna" Francia e Germania non accetteranno di vedere una commissione con Orban o le Pen.

La situazione è stabile ormai da molti anni, il trattato di Lisbona è del 2007 e la struttura europea da allora è quella.
Quando leggo i programmi delle forze europeiste, quale anche io mi sento, trovo poca concretezza. Si parla di abolire il meccanismo dell'unanimità, ad esempio.
Col senno di poi è stato un errore non cambiare le regole prima di allargarsi così tanto. Se sei in 6 l'unanimità ha un senso, se sei in 12 un po' meno, se sei in 27 ha completamente un altro significato, è un diritto di veto.
 
E però rinunciare all'unanimità in 6, o anche in 12 ancora omogenei, avrebbe voluto dire per i grandi Paesi poter essere scavalcati. Ce la vediamo la Francia o la Germania accettare di essere messi in minoranza?
Questo vale anche oggi: io non sono così convinto che davvero all'atto pratico siano tutti così convinti di rinunciare all'unanimità tranne il cattivo Orban. Penso che spesso avere chi si assume il ruolo di bloccare una cosa piuttosto che l'altra permette ad altri Paesi di non esporsi.
 
In generale, è anche per questo che non mi convincono i discorsi di partiti come Azione o Renzi/Bonino**. Bene le intenzioni, ma secondo me bisogna impegnarsi per fare funzionare l'Europa così come è adesso, con strutture e meccanismi che sono noti e stabili ormai da lustri, perché non ci sono possibilità verosimili di cambiare le cose nei prossimi 5 anni.
 
Meccanismi che non hanno impedito di fare tante cose insieme, dal PNRR al Green Deal al sostegno all'Ucraina. L'Europa in questi anni ha aumentato la sua influenza e continua a deliberare, a imporsi come un elemento di fatto dirimente delle nostre politiche nazionali. Si può continuare così, facendo dei passi avanti anche in quest'Europa imperfetta.
 
* Ho sentito parlare spessissimo di sanità, per esempio, in questa campagna elettorale; tanto che Giorgia Meloni si è sentita in obbligo di fare un decreto ad hoc proprio in questi giorni pre-elettorali. Portata su un tema, il welfare, che non è il suo, e quindi sulla difensiva, che è un po' una novità per le opposizioni; ma certo non un tema europeo: è un tema nazionale, anzi regionale.
 
** Volendo fare gli avvocati del diavolo, tra l'altro, quei partiti - se supereranno la soglia di sbarramento - confluiranno in Renew a trazione macronista. Io non ce lo vedo Macron (e la Francia in generale) a rinunciare al diritto di veto e a una UE a guida francese.

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