venerdì 20 gennaio 2023

Marcello Pera su Benedetto XVI

Segnalo, sempre a tema Benedetto XVI, l'intervista a Marcello Pera per l'Osservatorio Van Thuan, una specie di think tank cristiano-conservatore.

Io di Pera non ho ancora capito se alla fine sia cristiano o no. Una volta non lo era, nel 2002 si produsse in questo bel "decalogo laico" in memoria di Spadolini, in cui si legge:

Quarto. Spirito laico. E qui bisogna ancor oggi capirci, tanta è la confusione esistente anche fra i laici. Essere laico non significa professare valori diversi da chi è credente, bensì - come diceva Calogero in una garbata polemica con don Sturzo - professare una morale autonoma e non eteronoma, foss''anche quella eteronoma a base teologica, secondo il grande insegnamento di Kant. Insomma, essere laici vuol dire condividere, il più delle volte, con i credenti lo stesso insieme di valori, ma dare ad essi giustificazione, fondazione, o argomentazione, non basate su precetti divini o trascendenti, ma umani e mondani. Ed è qui che, appunto cade il grande insegnamento di Kant, come egli lo espresso soprattutto ne La religione entro i limiti della sola ragione: se anche un Dio mi rivelasse i suoi comandamenti morali, starebbe a me decidere che quelli sono comandamenti morali, e quindi starebbe alla mia responsabilità individuale (donde l''autonomia) applicare alla mia vita tali comandamenti. Tutto il contrario di chi oggi crede che essere laico significa aderire a morali diverse da quelle comuni.

Questo suo essere kantianotorna anche nell'intervista su Benedetto XVI, in cui sembra veramente un cristiano tradizionalista preoccupato che non si parli più di Gesù e dell'insostituibile ruolo del cristianesimo per l'Occidente.

E però si vede che è una testa fina.
L'accento sui doveri è qualcosa con cui la nostra società prima o poi dovrà fare i conti. Se non saranno più i doveri conculcati dalla morale religiosa, dovranno comunque esserci dei doveri da qualche parte. A loro modo forse i giovani delle manifestazioni altruiste possono essere il segno della percezione di un dovere verso le generazioni future.
Trovo particolarmente azzeccato questo passaggio:

Siamo diventati creatori di diritti fondamentali: una bella contraddizione per chi crede in questi diritti, perché se sono fondamentali allora non possono essere creati dalle nostre leggi. Perciò i nostri laici razionalisti devono sciogliere un dilemma e prendere una posizione: o i diritti fondamentali dipendono dalle leggi positive e allora sono convenzionali e interessati, come favori elettorali, e dunque non sono diritti, oppure se sono fondamentali c’è una legge superiore alle leggi positive.

Se tutto è relativo, da dove vengono i diritti?


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