lunedì 25 marzo 2019

La Divina Commedia

No, non sto commentando il poema dantesco :-)
Sabato sera siamo stati a vedere il nuovo spettacolo del La Divina Commedia - L'opera, su musiche di Marco Frisina. Io e mia moglie l'avevamo già visto dieci anni fa, nell'allestimento originale.
Ai tempi c'era una scenografia sontuosa, fatta di parti meccaniche e giochi di luce.
Stavolta la scenografia gioca principalmente su un lavoro di proiettore. Per l'Inferno la riuscita è ottima, per le altre due cantiche un po' meno.
Per le valutazioni sulla parte musicale mi affido a mia moglie: Dante sottotono (e pareva anche a me), Virgilio e Francesca/Matelda bravi.
A proposito di Matelda: ho capito che era lei solo ragionando sul posizionamento nel Paradiso terrestre. E' stata rappresentata come una specie di Madre Natura, ma al momento quella ragazza che si dondolava su una altalena di fiori mi ha ricordato una cosa a metà tra Trilly e il Moulin Rouge. Una rappresentazione indegna.
Splendida la scena di Ulisse, invece, che non punta solo sulla proiezione ottica ma anche su elementi scenografici notevoli.
L'opera è stata accorciata rispetto alla versione originale. L'impressione è che sia stata espunta la religiosità: è rimasto l'Inno alla Vergine, che non può mancare, ma nella versione originale la visione di Dio era rappresentata a partire dalla Madonna di Duccio di Buoninsegna. Stavolta Dio è un turbine di effetti speciali con al centro Dante stesso: è vero che anche nel poema Dante vede sé stesso, ma ciò era al termine di una riflessione lunga un'intera cantica sull'Uomo che trova sé stesso solo lasciando la Ragione e abbracciando la Fede. Stavolta questa riflessione è persa, e si sovrappone a una riflessione molto più laica su uomo, libertà, non comprensione, destino affidata alle parti narrate con la voce di Giannini. Queste parti, se non sbaglio, sono state introdotte per il nuovo allestimento. Il risultato è quasi un uomo che si fa Dio. Non credo che Dante (pur vanitoso come san Paolo) sarebbe contento.
Anche il testo delle canzoni mi pare leggermente cambiato: il testo originale mi sembrava più aderente alla Commedia dantesca - certo, quindi più difficile. Mi chiedo come funzionino in questi casi le questioni di proprietà intellettuale: chi dà l'imprimatur a queste modifiche?
Questa versione è forse più "popolare": più Inferno (la cantica più nota), più semplice, più "politicamente corretta". Il clima attorno alle Verità religiose in questi 10 anni è cambiato.
Certo, non un brutto lavoro. Però, per chi aveva presente la verisone originale, la differenza si vede subito.
Quindi non può che esserci che una bocciatura.

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