martedì 9 ottobre 2018

Educare e accogliere

In queste settimane sono in corso le iscrizioni dei bambini al catechismo.
Quest'anno, dopo tanti anni a 15€, il contributo richiesto è passato a 20€.
Le reazioni dei genitori sono state indispettite.
Parlandone con chi frequenta l'Oratorio, prevale un sentimento di scocciatura, per non parlare di una certa  indignazione: "Paghiamo senza batter ciglio 300€ per mandarli a calcio, e facciamo storie per 20€?".
Naturalmente questo è assolutamente vero. Però quello che conta è il modo con cui vengono fatte - e presentate - le cose.

Proviamo a ragionare dalla parte dei genitori.
Intanto, a calcio il bimbo ci va volentieri, lo sceglie, mentre il catechismo è percepito come un obbligo, un'imposizione, specialmente da quando i genitori "devono" partecipare agli incontri di formazione. Per una scelta pagano 300€, mentre i 20€ del catechismo risultano "estorti".
Poi: non tutti pagano 300€ per il pallone. C'è anche chi non manda il figlio a scuola calcio perché magari campano in 4 con 1200€. Per loro 35€ di iscrizione a fine mese cambiano la spesa di quella settimana, per esempio.

Ma la cosa più importante, dicevo, è il modo. Sono anni - anzi: decenni, dai tempi di don Paolo - che quei soldi non sono l'iscrizione a catechismo, ma il modo di raggiungere tutte le famiglie per un contributo alla vita dell'Oratorio, che ha tante spese vive e si regge sul contributo della comunità. Infatti il contributo è consigliato ma facoltativo, se qualcuno ha dei problemi se ne parla, senza problemi. Per non parlare poi dell'atto di responsabilità per cui si sceglie - non si subisce - la formazione cristiana per il proprio figlio*.

Queste cose vanno spiegate ai genitori, perché non è che se le possono sognare di notte. Quale occasione migliore di farlo, se non la riunione stessa di S. Luigi, in cui si raccolgono tutti insieme in teatro?
Invece si è trascurato di farlo, lasciando che la sorpresa dell'aumento - addirittura per qualcuno del pagamento: c'è sempre chi pensa che l'Oratorio sia tutto gratis - arrivasse in segreteria, all'atto dell'iscrizione. Con la giustificazione che "si sono trovati i preti della zona e hanno deciso il prezzo".

In questo modo abbiamo rinunciato sia ad educare che ad essere accoglienti, e abbiamo rovinato la giornata: alla fine per tanti genitori quello che sarà rimasto in mente non è l'incontro di catechesi, ma l'aumento di prezzo. "Hai visto questi preti sempre a chiederci soldi?". Perché bisogna anche prendere atto che il clima nei confronti della Chiesa e soprattutto dei preti è sempre meno positivo, ed è pieno di gente che non aspetta che la scusa per parlar male. Ingiusto? Certo che è ingiusto. Ma è un fatto reale, e bisogna tenere conto anche della percezione. Sarebbe meglio prestare il fianco il meno possibile a queste cose.

E' la stessa cosa che riguarda il comunicato del parroco di qualche tempo fa su battesimi, matrimoni e funerali, quello con qualche rampogna e molte "norme" di comportamento. Ragionamenti giusti, eh, per carità, ma "freddi", privi di empatia.
Certo che per il prete il matrimonio è uno dei tanti (...) che si celebrano in chiesa, e lui vede l'insieme. Ma per la coppia è (auspicabilmente) IL giorno speciale, l'unico, e sai quanto gliene frega delle rampogne del prete. Se vogliono i fiori tipo Sanremo e tonnellate di riso, lo faranno ugualmente, e in più penseranno "che rompi questo prete".
Pensiamo poi se ha senso fare quelle raccomandazioni a gente che a messa ci va regolarmente, e che al 90% non ne ha bisogno. Quelle raccomandazioni devono emergere in fase di preparazione, al corso fidanzati o addirittura in fase di educazione. Perché non mostrare ai GG modelli virtuosi di matrimonio (con il Sidamo, magari)?
Invece facendo come si è fatto non si educa nessuno, si fa al più un catalogo di "regole" e si passa per i soliti bigotti.
(Tra parentesi: mi chiedo anche come funzioni che per anni abbiamo fatto i battesimi a Messa - con scorno degli astanti - perché è un momento comunitario, e ora decidiamo di farli fuori Messa, con 1) aggravio di impegni per preti e sacristi e 2) rinuncia educativa, calando le braghe di fronte alle richieste delle famiglie perché se no "gli invitati si annoiano". Questo a pochi mesi dal comunicato affisso alle porte della chiesa.)

A volte mi stupisco che i preti facciano così fatica a entrare in sintonia, in empatia con il mondo che hanno attorno. Alla faccia dell'accoglienza predicata da Francesco.

* Addendum del 10 ottobre, ad argomento ICFR:
Se Dio, preghiera, Vangelo, carità non sono importanti per mio padre e mia madre, è difficile pensare che essi siano decisivi per orientare la mia esistenza adulta; se la Chiesa resta solo un bel monumento alle nostre radici culturali – e per questo va bene pure mettere una firma sulla dichiarazione dei redditi – è ben difficile immaginare una professione del cattolicesimo che impegni e impregni la mia quotidianità.
Armando Matteo, tratto da qui (quinto commento).

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