venerdì 19 febbraio 2016

Scuotere la polvere

Torno ancora sull'argomento delle missioni popolari proposte dalla nostra parrocchia, su cui mi ero già dilungato.

Ci torno perché un Vangelo di pochi giorni fa (Mc 6,7-13) e un commento di don Pierino al corso biblico mi hanno fatto riflettere sulla fondatezza della proposta di missione popolare.

Come già scrivevo nei post precedenti, i destinatari delle missioni, i nostri compaesani, sono in stragrande maggioranza persone già raggiunte dall'annuncio di Cristo, continuamente ribadito in inviti, catechesi ICFR, avvisi, volantini, proposte eccetera. Ha senso incaponirsi nel perseverare nell'annuncio o bisogna rispettare la libertà dei figli di Dio di dichiararsi non interessati?

Nel brano di Vangelo citato, proprio il brano della missione, Gesù è esplicito su come comportarsi con chi rifiuta l'annuncio:
andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro.

Non dice di insistere, di tornare: dice di voltare le spalle e scuotere la polvere dai calzari, segno che non si vuol avere nulla in comune con gli "impuri" (lo scuotere la polvere era gesto di purificazione).

Gesù anche in altri passi del Vangelo è terribile con chi rifiuta l'annuncio. In Mt 11,16-24 chi ha ricevuto la buona notizia e non l'ha accolta è descritto come colui che non ha ballato alla musica né pianto ai lamenti, e la conclusione è terribile:
Nel giorno del giudizio Sodoma sarà trattata meno severamente di te!

E ancora, ricordiamo la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone (Lc 16,19-31), in cui c'è quello che secondo me è il caso più simile alla nostra odierna società scristianizzata: il ricco Epulone chiede ad Abramo di mandare un nuovo annuncio ai suoi fratelli. Abramo risponde in maniera altrettanto dura: hanno già ricevuto l'annuncio, se lo hanno rifiutato non crederanno nemmeno con Gesù: è inutile insistere:
Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita.

Figuriamoci se saranno convinti dalle missioni popolari...

La risposta che si pone di solito di fronte a queste osservazioni è la citazione della parabola dell'amico importuno (Lc 11,5-9), in cui si fa l'elogio dell'insistenza. E' vero, ma - come spiega don Pierino - questa è l'insistenza nella preghiera verso il padre.

Ecco quindi ciò che dovremmo fare: pregare molto di più di quel che facciamo e dare testimonianza con i fatti, perchè (Mt 7,21)
Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

Le pecorelle smarrite sono affidate alla misericordia del pastore, più che alle altre pecore.

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