domenica 15 novembre 2015

La grande questione del nostro tempo

Io sono convinto che tutto questo passerà. Io ho fiducia nell'uomo e in Dio e credo che un giorno non ci sarà più il terrorismo religioso.

Il problema è capire che cosa possiamo fare per cercare di accelerare questo momento, che arriverà solo quando non nasceranno più fanatici fondamentalisti.

In questo senso andare a bombardare o combattere militarmente l'ISIL è, in prospettiva, inutile. L'abbiamo visto tutti in Afghanistan: dopo l'11 settembre gli USA capeggiarono l'invasione. Questa ebbe facile successo militare, ma i talebani continuano ad essere attivi e pericolosi, a distanza di tre lustri.
Anzi, molti fondamentalisti afghani di oggi sono probabilmente quei bambini di 6-8 anni che nel 2001 si videro uccidere i genitori dalle bombe americane, e crebbero - oltre che nell'indottrinamento - con una chiara percezione di chi erano i "cattivi": certamente non i loro papà.

Questo vuol dire che andare a combattere in Siria non è giusto? Certamente no: come in Afghanistan nel 2001, sarebbe una risposta legittima ad un attacco subito. In un certo senso anche doverosa, per ragioni di onore nazionale.
Inoltre nel breve termine potrebbero contribuire alla limitazione del danno. Nel 2001 gli USA si trovavano di fronte un regime che aveva appoggiato e protetto Al Qaeda nel realizzare attentati tecnicamente complicatissimi su suolo americano. Dopo l'intervento in Afghanistan i talebani fanno ancora parecchi danni, ma in scala molto più locale, e probabilmente non hanno il potenziale per ripetere qualcosa come il 2001.
Quindi potrebbe aver senso anche attaccare l'ISIL boots on ground: diminuirebbe di certo il suo potenziale organizzativo e finanziario nel breve termine. Ai fondamentalisti futuri ci penseremo fra vent'anni, noi siamo sotto attacco adesso.
Però si corre il rischio di allungare indefinitamente il conflitto.

Tra chi sottolinea che l'effetto degli interventi occidentali è stato deleterio in Libia, Afghanistan, Iraq, portando instabilità ovunque, spesso il sottointeso è che sarebbe meglio lasciare tutto come sta, magari con delle dittature, ma che non lascino in pace l'Europa o l'Occidente.
Però anche questa mi sembra una posizione non del tutto sostenibile da un punto di vista etico. E' vero che spesso le popolazioni stanno peggio dopo l'intervento occidentale che prima, ma una dittatura sanguinaria come lo erano quelle di Gheddafi e Saddam Hussein sono eticamente accettabili?
(Non sviluppo in questa sede il tema del perché certe dittature siano più accettabili di altre, e/o del perché non si intervenga sempre. In questo senso anche gli interventi in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria  e i mancati interventi - per esempio - in Corea del Nord sono ben diversi tra di loro).

Allo stesso modo, forse non è del tutto innocente nemmeno Papa Francesco, che lo scorso anno si prodigò molto per evitare un intervento americano contro il regime di Assad, accusato di aver usato armi chimiche contro la sua stessa popolazione. Non sapremo mai come sarebbe andata altrimenti, ma è un fatto che dal periodo del mancato intervento USA l'ISIL si è rafforzata, Assad anche e i ribelli "moderati" si sono indeboliti.
Naturalmente il Papa aveva in mente una soluzione per il meglio: una soluzione diplomatica e pacifica. Una soluzione così permetterebbe di indebolire l'ISIL e contemporaneamente di non esacerbare civili o musulmani non fondamentalisti con gli "effetti collaterali" degli attacchi militari. Ma non sempre la soluzione diplomatica è praticabile. Allora è meglio perseguire insistentemente la soluzione perfetta o accontentarsi di un male minore, che abbia una qualche efficacia a breve termine?

Domende difficili. Probabilmente una delle grandi questioni del nostro tempo.

Io credo di averlo già scritto da qualche parte: l'unica cosa che mi viene in mente è bombardare* i territori dell'ISIL (ma anche la Libia e l'Afghanistan) con annate di Playboy. La secolarizzazione prima o poi avrà l'effetto di togliere mordente alla religione, e rendere le masse più indifferenti, come è successo in Occidente.
E' vero che da noi prima di Playboy è arrivato l'illuminismo, ma abbiamo bisogno di una risposta rapida, e temo che bombardare con i libri di Rousseau e Voltaire non avrebbe questa "presa". Un musulmano vagamente praticante magari continuerà a far mettere il velo alla propria moglie, ma dubito che se non è proprio convinto sia disponibile a togliersi la vita in un attacco kamikaze.

* in senso figurato, se qualcuno non l'avesse capito.

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