martedì 9 ottobre 2012

Moschee al naso

Prendo spunto dalla polemica sollevata dal centrodestra sulla presunta "moschea" in cui sarebbe coivolto Taini per affermare quello che mi sembrerebbe il modo migliore di affrontare il problema dei luoghi di culto islamici.

Anzitutto il problema esiste. La presenza islamica nelle nostre città è sempre crescente, e con essa la richiesta di luoghi di ritrovo, anche a sfondo religioso.
D'altra parte, le riunioni frequenti di molte persone di cultura diversa in un posto creano allarme negli italiani del vicinato, visto il continuo andirivieni, il traffico sostenuto (si pensi al problema dei parcheggi), l'inquietudine generata dal non capire una parola di quel che si sente, e nel caso islamico la fobia di chissà quali cellule terroristiche.

Certo però la reazione non può essere quella della Lega, "no a prescindere". I musulmani in Italia ci sono, non si può far finta di nulla, e non diminuiranno, con le seconde generazioni, anche al netto della nuova immigrazione. Negare loro sistematicamente e con ogni cavillo (la mancata previsione nel PGT per i luoghi di culto propriamente detti, l'accusa di utilizzo differente dalla destinazione dichiarata per i "centri culturali") la possibilità di avere luoghi di culto è di dubbia costituzionalità (articolo 19).

Personalmente, per uno svolgimento ordinato della preghiera, sono contrario all'utilizzo di scantinati, garage, stanzoni e altre sistemazioni di fortuna. Trovo anche ragionevole che un PGT preveda quali aree siano adatte per l'espressione del culto, in ragione di quanto dicevo sopra (accessibilità, parcheggi, vicinanza a luoghi inappropriati come, per esempio, uno stadio). Credo quindi che bisognerebbe trovare una soluzione concordata con qualche associazione islamica per la costruzione di una moschea - una vera moschea - in zona Brescia o hinterland.

Procedere in questo modo permetterebbe di trattare la cosa con una modalità dialogante che farebbe bene a tutte le parti in causa, e nel contempo di gestire meglio le parti "delicate", come la localizzazione e la reazione dei vicini.
Sarebbe fattibile, inoltre, nell'ambito degli accordi, chiedere che la costruzione sia autofinanziata dalla comunità islamica, portando a un aggravio nullo per le istituzioni pubbliche.
Il problema sarebbe inoltre affrontato una volta per tutte, invece che avere mille problemini singoli in ogni Comune: la disponibilità di una vera moschea, grande, riconosciuta, in una posizione baricentrale rispetto alla provincia farebe diminuire la richiesta di singoli luoghi nei paesi.
Infine, anche dal punto di vista dell'ordine pubblico, una singola moschea grande, gestita magari da un'associazione moderata con cui il Comune o la Provincia prendono accordi fin dalla costruzione, sarebbe molto più controllabile che una miriade di piccoli "centri islamici" e sottoscala vari: sulla quantità, la possibilità che ci sia un qualche predicatore particolarmente estremista cresce di molto.

In definitiva, quindi, io non sono contrario all'apertura di "centri culturali" o di culto islamico sul territorio, ma mi sembra una soluzione inefficiente al problema: che senso ha fare un centro a Cologne, uno a Pontevico, uno in via Corsica (palesemente insufficiente), uno in via Bonardi, uno in viale Piave?

Scegliamo un terreno, magari in campagna, o meglio ancora su qualche area industriale dismessa da riattare e trasformiamo il PGT del Comune in questione per ammettere la presenza di un edificio di culto; riuniamo le associazioni islamiche e di immigrati da paesi islamici (un'occasione anche per favorire la creazione di un soggetto con cui interloquire anche in futuro, visto che non c'è una voce unica dei musulmani con cui parlare come è la diocesi per i cristiani); e a fronte della disponibilità di un'area autorizzata sollecitiamo una iniziativa di raccolta fondi tra i musulmani e le associazioni stesse finalizzata alla costruzione del "loro" luogo di culto.

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