venerdì 9 marzo 2012

Le pecche dello stile Travaglio

Come già dicevo in passato, Marco Travaglio non mi piace. Mi sembra che “argomenti” i suoi fluviali monologhi (sempre senza contraddittorio) con dati estrapolati da ogni contesto e sempre parziali, “a tesi”, considerando solo quelli che gli fanno comodo. Dà l’impressione di essere preparatissimo su ogni argomento, spara mitragliate di citazioni, numeri, esempi, battute, accostando le frasi in modo da essere sempre allusivo ma raramente affermativo, e per verificare l’esattezza dei dati bisognerebbe spendere una marea di tempo, che non si ha mai a disposizione, quindi bisogna fidarsi.

Ed è un peccato, perché ad avere il tempo e le fonti per poter verificare salterebbero fuori cose interessanti. Riporto un esempio di come si fa un po’ di debunking. Da questo esempio, inoltre, si vede un’altra difficoltà dell’analisi: per contestualizzare, spiegare, approfondire, se serve smontare una affermazione che Travaglio butta lì in una riga si impiega una mezza pagina, il che rende praticamente impossibile analizzare il tutto.

A proposito di TAV, poi, è di questi giorni (credo ieri) una lettera dei sindaci "per l’apertura immediata di un tavolo istituzionale che permetta un confronto nel merito dell’opera, partendo da posizioni non precostituite". Chissà perché quando ho letto questa notizia mi è venuta subito in mente quest’altra.

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