martedì 24 gennaio 2012

Forconi e altri meridionalismi

L'Italia in questi giorni vede la protesta dei camionisti, che nasce in Sicilia come "protesta dei forconi". E' qualche giorno che cerco di mettere in ordine un po' di pensieri a partire da questo tema ed allargando alla questione meridionale. La gestazione del post è stata laboriosa, quindi non sono più al passo con l'attualità, è diventato una specie di tema... Lo pubblico comunque così come l'ho scritto, in più riprese. Per facilitare la lettura ho espunto due note su due argomenti che c'entrano ma non sono fondamentali, le trovate a fine testo.


Giovedì pomeriggio a Radio Padania c'erano molti militanti leghisti che elogiavano il movimento dei Forconi siciliani: "dovremmo fare come in Sicilia, riprenderci il territorio, agire!". Finché non ha telefonato uno che ha dissentito: "Vedrete, loro faranno un po' di casino, andranno a chiedere altri soldi a Roma che glieli darà. Finisce sempre così".

Giovedì sera, a Piazzapulita su La7, Formigli ha intervistato un giovane siciliano che lamentava che lo Stato li avrebbe dimenticati.

Venerdì mattina, durante la colazione, ho sentito Corradino Mineo commentare l'intervista a RaiNews24 rivolgendosi direttamente al ragazzo, con parole che suonavano più o meno così: caro ragazzo, sbagli a prendertela con Roma, i responsabili si trovano più vicino, lì in Sicilia, che è regione a statuto speciale, si governa con un'autonomia molto spiccata ed ha visto nei decenni una mano importante dello Stato sotto diverse forme (Cassa del Mezzogiorno, sussidi all'industria, Enti vari) che però si trasformano in buchi neri. I soldi arrivano, ma si perdono in un sistema parafeudale e paramafioso che non riesce ad esprimere una classe dirigente degna, anzi che colonizza la classe dirigente.

Non sono riuscito a recuperare il video esatto, quindi le parole sono mie, ma sono certo di aver interpretato fedelmente il senso del discorso di Mineo, che mi ha colpito per la lucidità e la chiarezza. E' un po' che ci rimugino, provo a mettere giù qualche impressione sulla Sicilia e sul Mezzogiorno.

Nello specifico, c'è poco da dire, Mineo ha ragione. Altre volte avevo letto notizie secondo cui - brutalmente semplificando, e scusandomi per l'imprecisione - la Sicilia avendo uno statuto molto autonomo fa essenzialmente quello che vuole dei suoi bilanci e non può essere tenuta a rendere conto a nessuno, men che meno richiamata all'ordine, e lo Stato si trova costretto a pagare spesse volte per i buchi che si creano (vedi il caso Catania con il sindaco Scapagnini).
Parlando di classe dirigente, se penso ai dirigenti locali siciliani da quando ho un po' di comprendonio c'è da mettersi le mani nei capelli: Cuffaro, Scapagnini stesso, Lombardo, Cammarata, il PD regionale che sostiene la giunta Lombardo. Tutta gente eletta, tutta gente che prende i voti, tutta gente attorno a cui aleggiano dubbi da sempre, anche da prima delle loro elezioni.

Possibile che i siciliani continuino a dare fiducia in questo modo a questi figuri? E qui siamo a uno dei nodi della questione: le elezioni contano qualcosa? Sono pilotate? Sono eterodirette? Fanno parte di quell'enorme sistema di clientele e di signorie locali, lo stesso sistema che spartisce i fondi che arrivano da Roma, gli appalti, l'una mano lava l'altra?

Anni fa lessi un articolo, se non sbaglio sul Corriere, che in riferimento allo scioglimento di alcune amministrazioni per infiltrazioni mafiose sosteneva che sarebbe servito un commissariamento per una intera porzione del Sud (forse ai tempi non si erano ancora scoperte le infiltrazioni della 'ndrangheta al nord...), per migliaia di Comuni.
Viene la tentazione di pensarla così, se la classe dirigente locale non riesce mai ad esprimere nulla di meglio di quanto elencato sopra. Lo stesso De Magistris a Napoli, che aveva destato tante speranze, sta perdendo punti in continuazione, tra rifiuti spediti non si sa dove e prese di posizione pro-tassisti. Bassolino stesso era stato eletto tra tanti auspici, e poi... E allora forse bisognerebbe davvero commissariare. Per evitare la sensazione di una specie di colonizzazione, magari si potrebbero usare come commissari tanti siciliani o meridionali capaci che se ne sono andati dal Sud. (*)

Ovviamente commissariare tutto è impossibile, è fantapolitica. Oltre al fatto di essere un'azione pseudo-colonialista, da "piemontesizzazione" stile 1870, si rischierebbe di dover militarizzare il territorio, come ai tempi del "prefetto di ferro" Mori.
Il corrispondente "legale" di commissariare è centralizzare. Limitare le autonomie, le competenze della Regione, e spostare i centri decisionali via dal sistema delle clientele. Lontano. Prendiamo l'occasione per abolire anche le regioni a statuto speciale. Si è visto cosa è successo quando, nel 2001, la sanità è passata da nazionale a regionale: le spese sono esplose, le pensioni di invalidità quintuplicate. E allora torniamo indietro. Altro che federalismo... (**)

Al di là delle soluzioni legali, comunque, è necessario un grosso lavoro culturale. Io non posso pensare che "è sempre stato così e sarà sempre così", o che la mafia sia eterna: come diceva Falcone, come tutte le cose umane anche la mafia non può essere eterna.
Allo stesso modo, non posso credere a quelli che dicono "eh, ma alla fine sono sempre terroni": voglio credere che, presto o tardi, il moto di risalita civile parta dal Sud stesso. Però, aiutati che Dio t'aiuta: per cercare di accelerare questo processo - che comunque sarà lungo e non facile - secondo me è necessario inettare altre risorse (sì, anche altri soldi), in massima parte per rinvigorire il più possibile il sistema educativo, con nuove strutture scolastiche, più insegnanti (e meno alunni per insegnante), programmi contro la dispersione scolastica. Risorse da controllare da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, a Roma, ma risorse vere.
Finché non ci sono fondi, comunque, siamo nel campo della teoria, dei "si dovrebbe", dei "sarebbe bello". Speriamo che almeno i fondi europei siano usati tutti.

In definitiva, quindi, non credo che la questione meridionale si possa risolvere a costo zero: questa è una pia illusione, o una sparata leghista buona solo per gli slogan.

(*) Nota a margine: negli stessi giorni sulla Gazzetta c'era un'intervista a Ettore Messina, uno dei migliori allenatori di pallacanestro europei. Ho scoperto leggendo il box con la biografia che è catanese. Lo stesso Mineo, nella risposta al giovane, ha detto di essere anch'egli siciliano. E' impressionante, e triste, pensare a quanti siciliani di valore si realizzino lontano dalla Sicilia. Sembra che per un autoctono sia impossibile farsi valere sull'isola. A una conferenza lo scorso anno Salvatore Borsellino (fratello di Paolo) raccontò che suo padre lo spedì a Milano a fare l'ingegnere per permettergli di realizzarsi.

(**) Nota a margine 2: sul federalismo, a sentire la Lega il principio dovrebbe essere che ogni regione si tiene i soldi che produce. Detto così non fa una piega. Il problema nasce dopo: che si fa quando i soldi finiscono? Ci sono due strade possibili: la regione si arrangia (strada leghista), oppure lo Stato tappa i buchi.
Finché si tratta di voci di spesa sacrificabili si può essere rigorosi, ma come noto il capitolo più vorace degli impianti regionali è la sanità. Il diritto alla salute è un diritto costituzionale, e se la Sicilia - o chi per lei - su un bilancio annuale arrivasse a ottobre senza soldi per tenere aperti gli ospedali, dovremmo dire per esempio alle donne siciliane di andare a partorire altrove fino a dicembre?Se anche ci si provasse, a bloccare i fondi, la cosa sarebbe dichiarata illegale e/o incostituzionale.
Finché si è in una sola nazione, quindi, secondo me non c'è modo per realizzare un federalismo rigoroso, anzi si rischia solo di moltiplicare i centri di spesa. Lasciare al proprio destino una regione non virtuosa non è una cosa da federalismo, è una cosa che si fa (neanche più, ormai) solo con Stati diversi: è una cosa da secessione.

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