martedì 20 settembre 2011

I gerarchi avevano più dignità

Da più parti si fa notare la similitudine del momento attuale con una specie di 24 luglio: l'attesa di una capitolazione del "regime", il cui capo si è ormai cacciato in un vicolo cieco e a cui non crede più nessuno.

Però quel 24 luglio qualcuno dei gerarchi ebbe la dignità (o il coraggio) di scrivere un ordine del giorno in cui si chiedeva a Mussolini di fare un passo indietro, e il 25 luglio qualcun altro votò quell'ordine del giorno.
Non so se fosse per presa di coscienza della situazione ormai deteriorata, per paura, per l'illusoria speranza di potersela cavare. Ma lo fecero.

Oggi stiamo aspettando qualcuno che possa far cadere il governo con l'arma della politica, non con l'arma giudiziaria. Qualcuno che abbia il coraggio di farlo cadere dall'interno della maggioranza.
Un'operazione che avrebbe anche un bel tornaconto per chi la compisse: ieri sera mio padre diceva: "Non si rendono conto che se vanno al 2013 con Berlusconi sono tutti sepolti, se lo mollano rischiano di vincere le elezioni". Analisi semplicistica nella sua seconda metà: se si votasse subito, nessuno del Pdl potrebbe cavarsela. Si andrebbe all'alternanza naturale, pur con una proposta non convincente a sinistra. Ma se invece le elezioni non fossero subito, magari con un governo Pisanu, con una parte del Pdl, l'Udc e il PD, il centrodestra avrebbe il tempo di riorganizzarsi. E magari qualcuno potrebbe anche non "morire" politicamente con Silvio. Già nel 1994 il vuoto lasciato dalla DC fu riempito, e le elezioni le vinse chi aveva riempito quel vuoto. Perché non dovrebbe essere lo stesso ora? L'Italia - resto convinto - è tendenzialmente di centrodestra.
D'altra parte non ci vuole un indovino per avere la riprova di ciò che scrivo: basta osservare che Fini, e ancor più Casini - che si è sganciato prima - hanno molte più probabilità di avere un futuro politico che non Cicchitto e lo stesso Alfano. Ad oggi, al netto dell'ipotesi Montezemolo, chi ha più da guadagnare dall'evaporazione del Pdl è proprio Casini.

Ormai la manovra è approvata, il suo compito urgente - bene o male - il Parlamento l'ha svolto, ora sarebbe il caso di staccare la spina. L'unico che avrebbe da perdere è Berlusconi, condannato a una specie di piazzale Loreto giudiziario. Ma forse anche per lui è meglio una exit strategy ora che un'incognita nel 2013.

Si attende qualcuno che abbia almeno il sussulto di dignità di un Dino Grandi. Smettiamo di essere lo "zimbello internazionale", come ha detto oggi la Marcegaglia, con felice sintesi (cercavo un'espressione del genere, ma non riuscivo a trovarla). Le occasioni - e i voti di fiducia - non mancheranno.

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