lunedì 20 giugno 2011

Cronache dai palazzi del potere

Spieghiamo il titolo: sono reduce da una tre giorni a Roma, con la Scuola diocesana di formazione all'impegno sociale e politico, in cui abbiamo visitato Senato, Quirinale e Vaticano. Un viaggio interessante, che ha confermato alcune impressioni che avevo e ne ha formate altre.
Butterò giù qualche spunto, perché una cronaca puntuale sarebbe troppo lunga. Intanto grazie a chi è stato con me e a chi ha organizzato. So che sembrano appunti sparsi, ma seguo l'ordine cronologico per aiutare la memoria.

L'incontro con Mons. Angelo Casile, Direttore Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI è stato per alcuni versi sorprendente: mons. Casile ha parlato della salvaguardia del Creato (o "custodia", come lui preferisce) e della Dottrina sociale della Chiesa, ricordando che bisogna essere prudenti nell'interpretarla correttamente, e che l'interpretazione va lasciata secondo lui primariamente ai sacerdoti - sollevando con ciò più d'una perplessità fra noi astanti...
Come esempio ha portato la campagna sull'acqua: ha detto che a molti piaceva citare il passo che dice che "
l'acqua è stata sempre considerata come un bene pubblico" (numero 485). E' vero, ma intanto - ha detto mons. Casile - "bene pubblico" è diverso da "bene comune", inoltre bisogna proseguire nella lettura: la frase continua con "caratteristica che va mantenuta qualora la gestione venga affidata al settore privato", ipotesi che quindi non è esclusa. Anche mons. Sigalini in un altro incontro ha detto che trovava eccessiva la campagna per cui sembrava addirittura che chi avesse votato NO non era un buon cristiano. Posizioni sui referendum che hanno stupito: Bagnasco sembrava aver detto cose diverse.
Comunque il senso dell'incontro è stato il lavoro di cesello che deve fare chi sta in CEI per non farsi tirare per la tonaca - cosa che comunque avviene regolarmente.

Sulla partecipazione alla seduta del Senato, per noi che abbiamo partecipato al primo turno di visita una sensazione ambivalente: emozione per l'aura del palazzo e dell'aula, importante e austera; fastidio per il comportamento dei senatori, interessati a farsi molto i fatti loro con cellulari, saluti reciproci, chiacchiere, giornali e I-pad invece che ascoltare i relatori. La presidente Bonino la pensava come noi, infatti dopo numerose scampanellate di richiamo per il rumore che impediva di sentire bene anche chi parlava al microfono ha sospeso la seduta. Chi ha assistito ai lavori dopo la sospensione ha riportato di un clima più ordinato.

Sulla visita alla Fondazione bene comune segnalo il sito e soprattutto la ricca rivista on-line.

La visita al Quirinale è stata affascinante per la bellezza del palazzo. Magnifico, davvero. Credo ora a quello che ho letto riguardo al fatto che sia la Presidenza più bella del mondo.

L'incontro con Mons. Vincenzo Zani, Sottosegretario della Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica, ha dato l'idea della imponenza necessaria nel trattare anche la parte organizzativa della struttura ecclesiale, che in questo caso supervisiona le scuole cattoliche, le università e i seminari. Ci si è chiesti fra di noi se una struttura così richieda per forza tutta questa gente (e la risposta, per lavorare su cinque continenti, è probabilmente sì) e se sia necessario che siano tutti preti...
En passant, nell'uscire dall'aula della Congregazione abbiamo notato appoggiati su una mensola due opuscoli in inglese, uno sull'importanza della valutazione psicologica dei candidati e uno sul modo di trattare i casi di omosessualità in seminario (o era tra i preti?). La questione è sentita anche in Vaticano, evidentemente.

Con S.E. Card. Giovanni Battista Re abbiamo visitato i bei Giardini Vaticani fino alla sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Il cardinale ci ha lasciato le tre regole d'oro del politico:



  • onestà intellettuale;


  • dirittura morale;


  • spirito di servizio.


Infine, l'incontro con Mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana. Qui c'è molto da dire...
Mons. Sigalini ha sostenuto l'importanza della coscienza: del mettersi cioè direttamente di fronte a Dio e rispondere sinceramente a lui. Ha parlato di ciò partendo da Berlusconi: ha detto che non trova giusto che tutti si aspettino (o si aspettassero) dalla CEI la spinta per far cadere il premier. Intanto perché, ha detto, "noi non dobbiamo far cadere nessuno", inoltre perché chi sono loro per giudicare Berlusconi come un peccatore, in base solo a quel che si dice? Ha detto di non essere nella testa né nella coscienza di Berlusconi, e di non sentirsela di condannare o formulare giudizi, non sapendo cosa passa per la sua testa e quali motivi può avere. Se fosse il suo confessore, potrebbe dirgli eventualmente "sei un peccatore", ma dall'esterno non ha alcun titolo di farlo: saranno fatti tra Berlusconi ed, eventualmente, il Signore e/o il suo confessore, se ne ha uno.
Allora il discorso si è allargato a quei cristiani che si aspettano parole di direzione precisa dai Vescovi anche in politica, e mons. Sigalini ha detto che alla Chiesa spetta di enunciare dei principi, poi i cristiani devono usare discernimento per fare le scelte pratiche, non possono aspettarsi che la Chiesa gli dica per chi votare o come votare togliendo loro le castagne dal fuoco. Ha condito questa idea con alcuni esempi concreti, toccando anche - come dicevo sopra - i referendum.
Ha sostenuto che seguire la propria coscienza sia la cosa più importante, e che preferisce sbagliare perché ha seguito la propria coscienza piuttosto che perché ubbidisce a degli ordini, citando come esempio di uomo coscienzioso in questo senso don Milani.
A chi gli ha obiettato che la coscienza potrebbe essere una cosa un po' troppo individualistica per affidarvisi completamente, ha ribattuto che la misura della coscienza è la verità. Aggiungendo poi "e siamo al punto di prima", anche se questo è vero solo dal punto di vista pratico, nella difficoltà del discernimento, perché in realtà il cristiano sa che la verità è una. Ecco quindi che la coscienza, se è davanti a Dio e non solo quello che si ha nella testa, si deve uniformare alla Verità, con ovviamente il rischio di compiere degli errori perché siamo umani.
Davvero una prospettiva interessante, come interessante è stata un'altra osservazione sui politici cattolici, che dopo l'eventuale elezione - specie nei comuni, o meglio nelle parrocchie - sono poi lasciati a sé stessi quando non trattati come appestati, quasi esclusi dall vita comunitaria.

Nessun commento:

Posta un commento