martedì 22 febbraio 2011

Figli di (ness)uno

Una delle notizie della scorsa settimana è la cauta apertura, da parte della Cassazione, alle adozioni di singoli (e non solo da parte di coppie). Notizia che merita dibattiti ben più della nauseabonda situazione politica.

Anzitutto, il fatto che anche stavolta - come nel caso della povera Eluana - siano i giudici a dover pungolare il legislatore a riempire una vacatio legis è un ennesimo segnale di quanto povero sia il nostro dibattito pubblico e poco lungimiranti i nostri governanti.

Entrando più nel merito, ci sono almeno due punti da considerare.

1. La "legge naturale"
Sulle adozioni, come su molte altre materie eticamente sensibili, conosciamo la posizione della Chiesa: bisogna rispettare la "legge naturale" inscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, che precede qualsiasi opzione legislativa umana. Al riguardo, la "legge naturale" prevederebbe la presenza di due genitori di sesso opposto.
Io sono affascinato da questa "legge naturale", mi piace pensare che esista davvero e che sia logico che esista, ma sono abbastanza perplesso sul fatto che la legislazione, diciamo così, "positiva" vi si debba uniformare, specialmente in casi che riguardano esclusivamente la libertà di un singolo. Capisco le perplessità che può creare l'asserzione di una "legge naturale" di natura divina, che sembra essere più una questione di fede che non di codici.
In questo caso, però, trovo che l'argomento della "legge naturale" sia particolarmente convincente.
E' esperienza di tutti - ma proprio tutti! - quella di avere un padre e una madre biologici. Potranno essere magari scomparsi dalla vita di alcuni bambini, ma è certo che tutti sono stati concepiti da due persone di sesso opposto. E' scritto, se non nell'anima, nei geni di ciascuno.
Provando ad analizzare la questione dal punto di vista scientifico, inoltre, in natura esistono anche forme di riproduzione asessuate. Quella sessuata (quindi con mamma e papà) è però praticamente l'unica diffusa tra gli animali superiori, compreso l'uomo. Anche "darwinisticamente" parlando, quindi, sembra che la presenza di due genitori di sesso opposto sia la modalità più efficiente di riproduzione, quella che si è perpetuata e diffusa sempre più, tanto più per le specie complesse. Insomma, la presenza di due genitori sembra essere la forma più "naturale" di rapporto genitore-figlio.
Anche nella crescita, gli animali più vicini all'uomo - i primati superiori, come gorilla e scimpanzè - vedono i cuccioli crescere in branchi, in cui sono presenti sia le femmine, cui spetta l'allattamento, sia i maschi, cui spetta la difesa del branco stesso. Uno schema assai simile a quello tradizionale umano fino a pochi decenni fa. E' vero che non c'è una figura singola di "padre", anche perchè praticando gli animali la poligamia sarebbe difficile distinguerlo, ma i giovani cuccioli crescono con entrambi i modelli maschile e femminile ben presenti.
Sull'argomento della genitorialità, quindi, sembra giustificabile addurre una ragionevolezza della "legge naturale".

2. Il principio di precauzione
Se comunque non bastasse, io credo che quando le scelte non riguardano esclusivamente una persona singola (che prende decisioni per sè), ma possono avere ricadute su soggetti deboli - in questo caso i bambini - sia  necessario andarci con i piedi di piombo.
Bisogna quindi essere assolutamente sicuri che i bambini non abbiano nessun danno o difficoltà o svantaggio venedo affidati a un genitore singolo invece che a una coppia. Oggi come oggi, possiamo mettere la mano sul fuoco sul fatto che sia così? Io credo che nessuno di noi, potendo scegliere, preferirebbe (o avrebbe preferito) avere un solo genitore invece che due. Ci sono casi in cui uno dei genitori, o tutti e due, si comporta(no) in modo tale da danneggiare profondamente il figlio, ma conosciamo tutti altrettanti o più casi in cui la perdita di un genitore è un evento traumatico, di cui - ça va sans dire - si avrebbe fatto volenteri a meno.
A pari condizioni (diciamo con genitori "medi"), è possibile scegliere il singolo invece che la coppia, per il bene del bambino? E se poi questo bimbo, arrivato all'età della ragione, manifestasse una preferenza per una scelta diversa? Siamo assolutamente certi che questa scelta non provochi scompensi durante la crescita, insomma svantaggi? Io non dico che questo debba succedere per forza, conosco tante bravissime persone cresciute da un singolo genitore, anzi magari un giorno capiremo che un genitore solo è addirittura meglio (ne dubito...). Mi chiedo però se abbiamo abbastanza dati - a livello di sociologia - per escludere in maniera assoluta uno svantaggio nei confronti di chi cresca in quella che oggi è una famiglia tradizionale.
Per ora quindi continuerei con una situazione consolidata. Esempi di figli cresciuti da single "per scelta", non orfani, sono molto recenti, non risalgono di solito a più di 25 anni fa. Se fra tot anni, quando ci sarà quello che si chiama un "campione significativo", la sociologia ci dirà che il numero di genitori è assolutamente  indifferente rispetto alla crescita e alle possibilità del figlio, ben volentieri cambieremo la legge.

Tra l'altro mi sembra che il problema si ponga in maniera relativa: in Italia ci sono molti più genitori in lista d'attesa che non bambini adottabili. Se fosse il contrario, un genitore è meglio di nessuno e si potrebbero aprire le liste anche ai singoli. Oggi come oggi, si potrebbero con questo criterio rendere adottabili ai singoli minori che sono di difficile adozione da parte delle coppie (ragazzi già grandi o simili).

Non discuto nemmeno sul desiderio di paternità-maternità di singoli che pretenderebbero di far diventare un loro diritto il fatto di avere un figlio. La genitorialità non è un diritto, nel modo più assoluto, allo stesso modo in cui un bambino non è un oggetto.

1 commento:

  1. [...] dell’adozione per le coppie dello stesso sesso, per motivi su cui mi sono già espresso (parlavo delle adozioni per singoli, ma il discorso è estensibile) e che si riconducono essenzialmente – oltre alla mia [...]

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