mercoledì 11 settembre 2024

La decostruzione dell'autorità dei medici

In questi giorni si fa un gran parlare delle aggressioni ai medici, specialmente dopo il caso eclatante di Foggia.

Io la prendo decisamente larga.
Ci sono i social, la gente che cerca su Google e crede di saperne più del medico, l'esasperazione per attese e disservizi obiettivamente pesanti, tutte queste cause "immediate".

Ma secondo me, allargando lo sguardo, questo dei medici è un tassello del fenomeno della decostruzione delle autorità in corso da almeno mezzo secolo.
Non ci fidiamo più dei medici, non ci fidiamo più degli insegnanti, né dei politici, né dei preti, e anche il ruolo dei genitori è cambiato parecchio e rischiano di essere più "amici" che l'"autorità domestica". Quei ruoli che una volta erano ipso facto ammantati d'autorità non lo sono più.

Intendiamoci, la decostruzione e contestazione dell'autorità hanno certamente lati positivi. Fanno parte del processo di democratizzazione della società. Tra l'altro sono connessi anche alla scolarizzazione, se il mio bisnonno era analfabeta e andava dal medico fidandosi ciecamente, il nonno aveva la terza elementare e ci andava col cappello in mano, oggi non è più così e tanti hanno la presunzione (qualcuno a ragione, molti a torto) di saperne quanto l'insegnante.
Ma sono processi che hanno anche un rovescio della medaglia.

Poi il prete o il politico tendenzialmente li ignoriamo, difficilmente hanno occasione di farci un torto o un danno diretto, personale.
L'insegnante o il medico possiamo percepire che ci danneggino direttamente (noi o i nostri figli) e scatta l'aggressione, verbale o fisica. E credo che i medici rischino di più, perché la rabbia per un voto del figlio è una cosa, la rabbia per la vita o la salute del figlio è tutta un'altra cosa.

Forse faccio troppa filosofia?