E così siamo arrivati a Draghi.
Mossa che mi ha stupito, mi pare rischioso correre il rischio di bruciare così l'unica "riserva della Repubblica" di prestigio internazionale che abbiamo. La mia impressione è che Draghi avrà una fiducia all'insediamento molto ampia, al più con qualche pantomima tipo qualche astensione.
Poi
sui provvedimenti ci saranno maggioranze variegate, ma metterà la
fiducia molto spesso e man mano si coagulerà una maggioranza più stabile
da FI a mezzo M5S.
In seguito, con l'arrivo del semestre bianco, si rischiano fibrillazioni più forti, perché non ci sarà più lo spauracchio delle elezioni, ma almeno, una volta arrivati a quel punto, la stesura del Recovery Plan per l'Europa dovrebbe essere finita.
Il comportamento di Mattarella mi pare piuttosto interventista. Avrebbe potuto lasciare i partiti a sbrigare la patata bollente, oppure chiamare nuove elezioni, invece prima avrebbe (secondo i retroscena) imposto una certa continuità nell'eventuale Conte ter (pare che abbia imposto la continuità almeno di Gualtieri), poi questa chiamata di Draghi. Se ci mettiamo anche quanto successo con Savona nel 2018, pare un Presidente che - sempre all'interno delle sue prerogative - decide qual è la soluzione preferita e da quella non deroga.
Al
di là che nel merito le posizioni fossero tutte e tre giuste (meglio non
avere Savona all'economia, meglio non cambiare Gualtieri per giochi di palazzo,
meglio avere un governo pienamente legittimato che andare a votare) e da
me condivise, mi pare un'interpretazione piuttosto larga del suo essere
garante.
Visto che lo stesso "largheggiare" era caratteristica di Napolitano, anche se in modo diverso, pare che sia proprio il ruolo di Presidente ad essere cambiato, a richiedere un'attività più diretta per supplire alle mancanze della politica.
Per il resto, Draghi ha detto, tra le altre parole di circostanza, che vuole "dare risposte agli italiani". A questo proposito, ho letto qualche giorno fa questo post schematico su quel che servirebbe da fare. Avevo già pensato di scrivere due righe al riguardo, ma in quel caso avrei avuto il pudore di non usare l'etichetta "attualità", visto che queste cose sono attuali da 30 anni...
Nel merito, a vedere le cose così tutte in fila dà proprio l'idea di un lavoro impossibile, troppo enorme.
Ok, bisogna cominciare a camminare in quella direzione, i piccoli passi eccetera. Ma allora si arriva alle calende greche.
Fare
queste cose rapidamente forse (e dico forse) richiede una specie di
dittatura*, con il lieve difetto che l'ultima dittatura finita bene fu
quella di Cincinnato, da allora i dittatori tedono a farsi prendere un
po' la mano. E sarebbe in ogni caso un bagno di sangue. Draghi, se vogliamo, è l'uomo forte che ci possiamo costituzionalmente permettere.
Noto che
molte iniziative richiedono comunque uno sforzo economico, dal
rafforzare l'università alle infrastrutture, dall'investire nella PA al
contrasto alle mafie con la polizia.
Però l'autore stesso ricorda che di debito non si cresce.
Quindi
dove troviamo i soldi? Si cita qualche tassa (consumi, immobili) ma
nello stesso punto in cui si dice di abbassare quelle sul lavoro.
Come
al solito, credo che l'idea sarebbe fare qualche debito a breve (come
dice sulle infrastrutture: "approfittare dei fondi"), quello che Draghi ha definito in passato il debito "buono", ma investendo in
modo produttivo per avere frutti nel medio termine.
Peccato che questo
sia il paravento di praticamente ogni governo ("abbiamo concordato il
percorso di calo del debito con l'EU", dice il ministro dell'economia in
carica, e come sempre il percorso prevede deficit per i primi due anni e
poi - sempre poi - l'eventuale calo del debito).
Che poi, scrivevo già sopra, da sempre si sa cosa si dovrebbe fare. Questo lo scrivevo nell'agosto 2014. Eppure siamo ancora fermi.
Insomma, sono piuttosto pessimista.
* Comunque non è nemmeno detto che sia "colpa" della forma di governo, della mancanza di governi stabili. Negli anni 1953-1970 abbiamo
avuto 19 governi (durata media: 11 mesi) e il boom economico, mentre i
governi più lunghi sono tutti della seconda repubblica.
C'è qualcosa anche nella struttura produttiva del Paese, riguardo alla mancata crescita.
Anzi, forse qualcosa di ancora più strutturale.
La congiuntura c'entra tantissimo, nel periodo del boom economico si era nei "trenta gloriosi" ovunque, ma è vero che ci sono Paesi che vanno
strutturalmente meglio di altri a parità di congiuntura. La Germania
cresce sempre, alla fine.
Non mi spiego mai perché, se c'entra la
classe dirigente oppure no (la pandemia dimostra che la Lombardia è sempre andata bene nonostante la classe dirigente, magari è così anche per la Germania, chissà).
Ho
il sospetto che c'entri il capitale umano e le condizioni di partenza
strutturali e storiche (essere al centro d'Europa, per la Germania, come
lo eravamo noi italiani al tempo delle Repubbliche marinare), che formano un
circolo virtuoso o vizioso che si autoalimenta.
Interrompere il circolo in direzione viziosa è possibile (basta pensare a cosa è successo alla Germania est comunista, che si è bruciata una base di partenza paritaria rispetto alla Germania ovest), mentre farlo in direzione virtuosa, andare controcorrente, è difficile.
Temo che siano condizioni storiche che evolvono con la lentezza della storia, e noi siamo all'interno di una congiuntura di fine impero, in cui da un secolo l'Europa declina e in essa l'Italia è periferica. L'arretratezza del Mezzogiorno, per esempio, - a differenza di quella della Germania est - è un fenomeno secolare.
E mi ritrovo ancor più pessimista.
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