lunedì 24 marzo 2025

Una stagione mezza vuota, ma di poco

E così l’esperienza di Motta sulla panchina della Juventus è finita in anticipo (ma pure un po’ in ritardo).

Personalmente non ero stato troppo convinto dei peana entusiasti che si erano alzati a inizio stagione, quando erano arrivate alcune vittorie precoci con molti gol. Per mesi la stagione è stata sostenuta da quelle vittorie iniziali sia in campionato (però con avversarie deboli) che in Champions League (tra cui due veri jolly, l’impresa di Lipsia – contro una squadra che però poi si è dimostrata debole – e quella con il City – pur’esso nell’annata peggiore da lustri).

Però non sono stato nemmeno troppo convinto delle stroncature recenti. Prima è arrivato il periodo dei pareggi, ma la squadra era rimasta in linea di galleggiamento in tutte le competizioni.
Di recente la squadra aveva smesso di subire rimonte ma aveva perso l'imbattibilità. L'eliminazione in coppa aveva fatto il paio con un filotto di vittorie in campionato, tra cui quella con l’Inter, e la brutta eliminazione in coppa Italia (foriera di contestazione dei tifosi) era arrivata nello stesso momento in cui la squadra ritrovava dopo mesi il quarto posto in campionato.
Una stagione contraddittoria, in cui era difficile distinguere il bicchiere mezzo vuoto da quello mezzo pieno. Le ultime due sconfitte hanno svuotato il bicchiere, ma la stagione non è ancora finita, ci sarebbe stato ancora tempo di riempirlo un poco.
Ci sono stato una miriade di infortuni, e – inutile negarlo – c’è una Juve con Bremer e una Juve senza Bremer, ben peggiore.
L’eliminazione di coppa fa male, ma è pur vero che in tutti gli ultimi anni, dal 2019 almeno, l’eliminazione europea è arrivata per mano di squadre di seconda fascia (in fila: Ajax, Lione, Porto, Villarreal, Benfica). Il livello della Juve in Europa è questo. Si sarebbe potuto certamente passare il turno, ma non si sarebbe certo fatta strada.
La media punti in campionato, prima delle due roboanti sconfitte con Atalanta e Fiorentina, era in linea con il quarto posto in tutte le stagioni recenti, e anche dopo queste partite la squadra restava secondo me la favorita per il quarto posto, considerando che il Bologna deve incontrare ancora Inter, Napoli e Atalanta mentre la Juve le ha già incontrate tutte e tre.

Questo a patto che la squadra non imploda (implodesse? speriamo) completamente su sé stessa, e i segnali sono stati allarmanti. Però non capisco il senso di aver aspettato una settimana per decidere l’esonero. Forse è vero che Giuntoli ha sentito direttamente i giocatori, e quindi sarebbero questi ad aver sfiduciato il tecnico?

Tatticamente a me pare che Motta non abbia un piano B, non varia modulo mai o quasi mai.
Anche nelle altre stagioni sia allo Spezia che a Bologna nelle ultime 10 partite aveva rallentato, il che forse è una spia che quando gli avversari gli prendono le misure poi la squadra fatica. Anche le sostituzioni spesso sono discutibili.
Però il problema a Torino non è stato principalmente tattico, e i risultati tutto sommato erano in linea con l'unico vero obiettivo stagionale: il quarto posto. Il gioco non ha avuto una parabola di miglioramento da inizio stagione (la stessa cosa che successe con Sarri), ma nemmeno è peggiorato: la partita con l’Inter è stata una buona gara, il primo tempo col Cagliari fu dominato, nel secondo la partita si è addormentata ma non si è rischiato nulla.

Insomma, in condizioni normali di spogliatoio io avrei tenuto Motta fino a giugno, e anche confermato in caso di qualificazione alla Champions League. Tanto la squadra è in fase di riassesto, qualche anno ci vuole. Non è il caso di ripetere l’errore fatto dopo Pirlo, quando si richiamò Allegri “negando” e dilazionando la necessità di una rifondazione.
Questo a patto di avere una squadra che segua il tecnico, però: se la società non ha visto questa condizione ha fatto bene a cambiare.

giovedì 20 marzo 2025

Pater semper certus, quasi

Ieri è stata la festa del papà.

Sono di questi giorni alcune notizie sulla discussione che è arrivata in Corte Costituzionale sul permettere anche alle donne single di accedere alla fecondazione artificiale.
E’ di non molto tempo fa anche la decisione di rendere la gestazione per altri “reato universale”. Quanto questa cosa sia propagandistica lo dimostrano le notizie per cui Elon Musk continua ad avere figli con questo criterio, senza che questo abbia avuto alcun effetto nei suoi vari contatti con l’Italia.

Queste sono solo due delle discussioni sulla genitorialità. Si affiancano a tantissime altre di questi tempi moderni, dalla genitorialità per copie omosessuali alla genitorialità da divorziati, in cui spesso i bambini crescono più con il patrigno che con il padre.

Io credo che non si possa rimettere il tappo al vaso di Pandora della tecnica. Quando una cosa è tecnicamente possibile la si fa, specialmente se serve a realizzare un desiderio.

Io non ho idea se i figli che crescono senza un papà o una mamma crescano meglio o peggio degli altri. Da una parte è importante l’amore che il/i genitori co mettono. D’altra parte da che mondo è mondo quando un bambino restava orfano di padre o madre, anche senza mai averlo conosciuto, si considerava la cosa come una disgrazia. Non dubito che ci siano studi statistici che cominciano ad affrontare la questione, però questi dovrebbero essere fatti a parità di “condizioni al contorno” (ceto sociale, stabilità delle relazioni tra genitori e con i figli, accesso alla cultura, beni materiali…). Non so se abbiamo campioni comparabili in quantità sufficiente per fare studi.

Osservo che quello che è messo in discussione è soprattutto il ruolo di padre, più che quello di madre. Si veda appunto l’ultima discussione: una single può diventare madre o no? Non si pone (ancora?) la questione per un uomo single. Tra l’altro la donna può diventare madre da sola anche senza la fecondazione artificiale; un uomo non c’è verso che possa avere un figlio da solo.

Il ruolo di padre è intrappolato in questo ambiguo bivio. La paternità biologica non conta nulla in alcuni ambiti (donazione di gameti, ma anche nella decisione o meno di abortire, su cui il padre non può sindacare) mentre è vincolante in altre circostanze, ovvero quando una donna partorisce un figlio e chiede il riconoscimento, anche forzato, del padre. Quasi come contrappasso rispetto ai tempi del pater familias antico, quando i figli erano proprietà dei padri, oggi sembra che sia sempre la madre a decidere: in gravidanza è l’unica che ha titolo a decidere se far nascere il bambino o meno – e questa cosa, discutibile, può essere spiegata col fatto che la gravidanza “impegna” il corpo della donna e non quello dell’uomo –; all’atto della nascita è sempre la donna che può decidere di non riconoscere il figlio, il padre non può e anzi se vorrebbe farlo è forzato a prendersi le sue responsabilità. Anche se magari quel bambino non lo vedrà per tutta la vita, perché non è interessato. In caso di divorzio, anche se crescono i casi di affido condiviso, resta prevalente la figura materna, e il padre esce di scena, tanto o poco a seconda dei casi. Quello che non viene mai meno è la responsabilità legale (ed economica di conseguenza).

E allora attacchiamoci a questa. Il padre resta il padre e non può mai rinunciare al figlio, a differenza della madre (in gravidanza e al momento della nascita). Quasi quasi oggi potremmo ribaltare il celebre motto: pater semper certus... Dovremo decidere come società se questa asimmetria ha senso o se invece “papà è chi papà fa”, e magari aprire alla possibilità che altri uomini possano assumere il ruolo di padre. Per ora il papà è uno solo.

E allora viva i papà!

lunedì 17 marzo 2025

Museo Ghidoni

Ho avuto l'occasione di frequentare il Museo Ghidoni più volte, in questi ultimi mesi, e di partecipare alle chiacchierate sull'arte.
Ho saputo anche che sarà compreso nelle Giornate del FAI, e ci saranno anche altre occasioni culturali.
Sono molto felice, e anche piacevolmente stupito, che stia diventando un "polo culturale" per il paese. Proposte di tipo artistico non erano usuali per il nostro Comune (penso anche alle visite guidate alle mostre).
Forse ne ha fatto le spese un po' la proposta della biblioteca, che mi pare ridotta alla rassegna zonale di Un libro per piacere, ma capisco che forse tra le risorse e anche la disponibilità del pubblico "sensibile" non si può avere tutto. Fa comunque bene cambiare "taglio" ogni tanto.