Nota: questo post è di più di un mese fa, ma mi è rimasto tra le bozze fino ad oggi! Lo pubblico comunque, non mi pare così "invecchiato".
Ho seguito l'omelia di don Renato per il Corpus Domini.
Dopo aver sottolineato che l'Eucaristia e la Chiesa non possono essere "fuori" dalla società, il parroco ha fatto alcuni riferimenti ad argomenti di attualità, stigmatizzando la poca partecipazione dei parrocchiani alle iniziative su immigrazione e salute.
Una persona che conosco ha commentato: "E dov'era don Renato quando si facevano le iniziative contro la discarica?". Mi ha fatto pensare.
E' vero: la partecipazione dei cittadini cristiani alla vita politica e sociale non può esplicarsi solo nelle iniziative "timbrate" Parrocchia, ma vive nella società di tutti i giorni. Per fortuna, direi.
Dobbiamo stare attenti, come comunità cristiana, all'equivoco per cui la nostra partecipazione sociale sia legata solo a momenti che hanno un certo "placet", potremmo dire, perché questa interpretazione è molto limitativa.
Anzi, mi chiedo se il compito di una Parrocchia o di un Consiglio Pastorale non sarebbe prima di tutto quello di fornire strumenti ai cristiani per agire da cristiani all'interno delle iniziative sociali e politiche che ritengono più opportune, piuttosto che organizzare in proprio queste stesse iniziative.
Naturalmente non è proibito attivare iniziative proprie, espressione di alcune sensibilità o priorità che possono essere presenti nella comunità, ma secondo me prima di tutto dovrebbe esserci una formazione socio-politica di base. Se questa fosse fatta bene, probabilmente i cittadini sarebbero stimolati a prendere in mano anche da soli queste tematiche, e non ci sarebbe bisogno di organizzarle come Parrocchia.
Un'alternativa potrebbe essere quella di cercare una collaborazione con le realtà non parrocchiali che si occupano di queste tematiche. Questa è una scelta difficile e coraggiosa: richiede un ponderato discernimento e rischia di esporre all'accusa di politicizzazione (si immagini se il CPP esprimesse pubblico appoggio all'iniziativa di qualche Comitato locale). Però se davvero si crede in certe tematiche non si può prescindere dall'affidarsi alla responsabilità laicale anche in questi campi, fidandosi dei cristiani sul territorio.
Se poi la frase della mia conoscente era riferita di persona a don Renato, allora potremmo pensare che era un po' ingenerosa, considerando tutti gli impegni che un prete ha dalla mattina alla sera.
Però i preti non sono gli unici che hanno impegni... c'è anche chi ha famiglia, lavora, insomma può non avere tempo di partecipare a tutto. Magari tanti cristiani (ne conosco) hanno preferito impegnarsi in iniziative civiche, sociali e politiche diverse da quelle proposte dalla Parrocchia. Insomma, su questo tema non si può invocare l'esclusività.
Se un (se-dicente) cristiano non va a Messa, non può certo rivolgersi altrove per mostrare il suo impegno liturgico. Se però un cristiano non partecipa agli incontri sociali della Parrocchia, non è detto che non si impegni attivamente, da cristiano, nella vita civile.
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