Sono rimasto completamente sorpreso da questa crisi di governo.
Il comportamento dei partiti è stato incredibile.
Durante la giornata di mercoledì, sia la Lega che il M5S hanno avuto l'occasione di sparigliare, votando la fiducia al governo dopo l'annuncio della sfiducia da parte della controparte.
Il governo sarebbe difficilmente andato avanti comunque, vista la totale crisi di fiducia (non in senso tecnico, in senso "umano") che si era creata; ma avrebbero avuto l'occasione di lasciare il cerino in mano agli avversari.
Invece hanno fatto a gara per prendersi quel cerino. Una cosa incomprensibile.
L'ennesima conferma che abbiamo una grossa crisi di qualità della classe politica.
Il problema è che la classe politica è espressione della società civile. Io ormai non credo più alla presenza di una società migliore dei suoi politici; o meglio: non credo che questa - se esiste - possa esprimere dei politici migliori. Non a breve termine
Mi spiego: non credo alla società civile che si sveglia un mattino e vuole entrare nel
Palazzo.
Non funziona, fare i politici non è una cosa che si improvvisa.
Lo stesso Draghi ha mostrato di fatto che non è un politico, e questo lo ha reso anche poco compatibile con il Palazzo.
In fondo, l'idea di portare i "non politici" in Parlamento non è certo nuova, data almeno a Forza Italia, poi ha attraversato Scelta Civica e il M5S: tutti fallimenti.
E la società civile siamo noi tutti.
Siamo noi che dovremmo avere il coraggio di fare politica impratichendoci fin da giovani.
Invece
quasi nessuno lo fa più, non si trovano i sindaci, i candidati per i
consigli comunali, non si trova chi si tesseri a un partito. Me
compreso, si intende, me l'hanno chiesto più volte ma ho sempre
pavidamente rifiutato.
Il problema della politica è stato lo
svuotamento dei serbatoi dopo il "riflusso" degli anni '80, coronato in negativo da Tangentopoli.
Quel senso di rigetto che si è creato è la colpa storica più grande della prima repubblica, ancora più
del debito, secondo me.
Ho in mente Alessandro Barbero che descrive come quando lui era giovane fare politica, avere una posizione, prendere una tessera (!!!) era perfettamente normale, era strano non farlo.
Oggi, se qualcuno entra in politica, nella sua
cerchia c'è sempre qualcuno che inizia a guardarlo con diffidenza.
Abbiamo paura di schierarci e di essere etichettati. Non ci si sbilancia. Magari lo si fa a tavola con amici e parenti, ma non pubblicamente.
A ciò aggiungiamo che anche la società civile al di fuori della politica non gode di buona salute, i corpi intermedi "pre-politici" (sindacati, ACLI, ARCI, associazionismo "impegnato") non esistono più.
I frutti avvelenati di una società atomizzata e individualista.
So che per molti una grossa parte di colpa è di berlusconi. Secondo me - l'ho scritto più volte - la sua colpa storica è quella di avere cannibalizzato il centrodestra, impedendo di fatto l'emersione di una destra conservatrice "seria" ed "europea"; una destra come quella di Cameron, o dell'ultimo Fini, come intenzioni.
Ma il motivo di fondo è più antropologico. Berlusconi è l'edonismo anni '80, è figlio, e non padre, dell'individualismo commerciale.
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