Ernesto Galli della Loggia per il Corriere scrive una serie di ovvietà, che sono così ovvie proprio perché sono vere.
In Italia, una destra vera non c'è. Io sono un nostalgico, probabilmente come Galli della Loggia, della destra storica post-risorgimentale e pre-fascista. Proprio il fascismo ha avuto il gran torto (tra gli altri) di rovinare e fagocitare la destra italiana, che per decenni è stata emarginata dal dibattito pubblico (l'"arco costituzionale") e colonizzata dai postfascisti. Un circolo vizioso da cui si è usciti saltando dalla padella nella brace e consegnando il brand di destra a Berlusconi e Bossi, che tutto sono fuorché di destra.
Ci sono persone di destra, come Monti, ma probabilmente non c'è più nemmeno un elettorato di destra (storica): chi vota "destra" è tendenzialmente un conservatore, che ama il "quieto vivere" e vuole protrarre i suoi piccoli privilegi, lo status quo. Non credo che sia particolarmente interessato a riforme liberali, o men che meno a qualche riforma dello Stato e dell'intervento statale e assistenziale di cui anche la DC - vero riferimento di questo conservatori moderati - fu maestra.
Il centrosinistra, invece, vive effettivamente nella affannata ricerca di alleati. In un certo senso, è doveroso: io resto convinto che in questo Paese la sinistra sia essenzialmente minoritaria, quindi per vincere le elezioni non può che coalizzarsi. L'unico "socialdemocratico" a provare davvero a vincere con uno schieramento di sinistra fu Occhetto.
Peccato che oggi gli alleati diventino sempre più improbabili. Bersani si trova a dover scegliere tra un candidato incompatibile, uno inaffidabile, uno in allontanamento e uno che non ne vuol sapere:
- l'Udc, un partito dai tratti conservatori che non dovrebbe entrarci molto con il Pd (che ha le sue belle sacche di conservatorismo, ma proprio dove l'Udc si smarca, per esempio su questioni sindacali);
- l'Italia dei Valori, che fin dal 2008 non ha mantenuto i patti di alleanza e spara addosso al Pd a giorni alterni, stando all'opposizione;
- Sel, che dall'inizio del governo Monti si è differenziato seccamente dalle politiche sostenute anche dal Pd;
- Grillo, che non ne vuole assolutamente sapere del Pd (dal suo punto di vista con ragione: ne cannibalizza l'elettorato).
Vedremo come finirà.
Proseguendo la "rassegna stampa", le sempre meritorie Acli bresciane ripropongono il tema della necessità dei partiti e dell'ancor più urgente necessità di una loro riforma. Tema che avevamo già trattato anche qui, su cui il Pdl - a vedere le scandalose manfrine sulla Rai - dimostra di non aver capito nulla, che al centro è bellamente ignorato e che incontra ampie resistenze anche a sinistra. Consiglio anche la lettura dell'ampio dossier al riguardo in Battaglie Sociali (periodico delle Acli) .
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