Ho recuperato il discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere ieri sera alla veglia di Madrid. Già ne avevo letto uno stralcio che mi aveva interessato.
"Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo. Precisamente oggi, in cui la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verità e disprezza la ricerca della verità, che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita."
Non è una novità, ovviamente, nel magistero petrino. Riflettevo però su alcune cose. Dimentichiamo pure l'identificazone della Verità con il Cristo. Parliamo solo del concetto di verità.
Non è forse vero che la verità è un'aspirazione naturale dell'uomo? Fin da bambini tutti ci chiediamo delle cose: "E' vero?", oppure: "Chi ha ragione?". Rinunciare alla risposta, decidere che "così è se vi pare", rinunciare anche alla ricerca di una risposta, è secondo me un abdicare quasi vile alla natura umana, alla ricerca di "virtute e canoscenza" di dantesca memoria. E ancora non sto asserendo che la verità esista, ma che non ci si può esimere dalla sua ricerca, come uomini. Già questo basterebbe per prendere in considerazione la risposta della Chiesa (la Verità è Cristo) come una ben possibile risposta a questa ricerca, corroborata se non altro da una forte traditio e dai numeri della diffusione.
Andiamo oltre. Esistono cose vere? La filosofia dà molte risposte, mi interessa però notare che la stessa società occidentale non si esime dal dichiarare molte cose vere. Addirittura molte volte i sostenitori del relativismo in campo etico e religioso sono i primi a dichiarare vere a prescindere alcune cose.
Mi vengono in mente i diritti umani, che oggi sono considerati universali e applicabili indipendentemente dalle differenze tra le singole società e i singoli Stati (si pensi all'uguaglianza tra uomo e donna, per esempio). Non è questo un esempio di verità assoluta, slegata anche dal vincolo della maggioranza?
Allo stesso modo, i primi XII articoli della nostra Costituzione non sono ritenuti emendabili nemmeno all'unanimità. Altro esempio di verità affermate.
Oppure, in un campo diverso: ogni tanto nella discussione su revisionismo, partigiani e repubblichini qualcuno tenta un approccio relativista, secondo cui sarebbero tutti da porre sullo stesso piano perché facevano ciò in cui credevano. E ciò è sbagliato: fermo restando il rispetto personale per le scelte di ciascuno, non ci si può nascondere che qualcuno era dalla parte giusta, della libertà e della giustizia, e qualcun altro era dalla parte sbagliata, quelle dell'oppressione. Quindi c'è un giusto e uno sbagliato, stabiliti su principi fondamentali.
Ecco che a fronte di questi vari esempi faccio fatica ad accettare un relativismo assoluto. Insomma, le verità esistono. E' chiaro che c'è un confine, per cui ciò che non rientra nel recinto delle Verità deve essere soggetto solo alla Libertà. Il lavoro intellettuale, etico, sociale, anche religioso sta quindi nello stabilire quali questioni rientrano in un perimetro e queli nell'altro. Non è un lavoro semplice, ma non ci si può esimere, fuggendo in un relativismo facilone.
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