“Che fine ha fatto l’ONU?”
Si sente dire spesso, in questi giorni, riguardo alla situazione in Israele e Palestina.
Si è sentito qualcosa del genere – curiosamente un po’ meno* – anche riguardo alla situazione ucraina.
Qual è l’atteggiamento che possiamo avere nei confronti di questa crisi?
I
due estremi – lasciamoli fare** e interveniamo con la forza da fuori –
sono entrambi inaccettabili, il primo per motivi umanitari, il secondo
per impossibilità pratica e “legale”, quindi ci si barcamena con la
diplomazia, gli appelli, le mediazioni, i “ma anche”, le manifestazioni.
E’ l’inevitabile via di mezzo.
In
realtà la seconda possibilità, quella dell’intervento esterno, è quello
che si richiederebbe a volte alle Nazioni Unite. Laddove servirebbe un
“arbitro” terzo qualcuno si appella all’ONU.
Ma l’ONU non è mai stato questo.
Il mondo in cui c’erano arbitri terzi che decidevano per contrasti internazionali non è mai stato quello dell’ONU, ma c’è stato un mondo così, era quello coloniale. E gli arbitri erano sempre le nazioni potenti, e gli arbitrati erano sempre i Paesi piccoli, dipendenti o di recente indipendenza.
Dalla decolonizzazione in poi troviamo queste differenze inaccettabili.
Lasciare
che facciano da soli è anche un lascito del fatto che riconosciamo agli
Stati una “adultità” piena, un dritto a decidere pienamente per sé
senza che altri intervengano. Un trattare tutti gli Stati – legalmente –
come se fossero tutte potenze “pari”. Infatti quando una potenza
interviene per “aggiustare” le cose dove non vanno bene lo fa al di
fuori del diritto internazionale (tipo Iraq).
L’ONU non può agire come arbitro anche perché non ha possibilità di enforcement, ma anche (non credo soprattutto) per via dei veti incrociati.
Ma come sarebbe un’ ONU senza veti?
Il diritto di veto, durante la guerra fredda, ha impedito che l’ONU si trasformasse nello strumento di una parte contro l’altra.
Questa
cosa è ancora valida anche oggi. Anche oggi, volenti o nolenti, ci sono
dei “blocchi”, basta vedere le votazioni sull’Ucraina, che sono molto,
molto meno unanimi di come le pensiamo noi occidentali.
Togliere il diritto di veto vorrebbe dire andare verso un funzionamento a maggioranza.
Ipotizziamo pure di avere maggioranze qualificate (per numero di voti? Per popolazione? Entrambe?). Ci sarebbe comunque il problema di creare minoranze “ghettizzate”. Come la prenderebbero i governi di questi Paesi? E le popolazioni?
L’ONU fa notizia per i suoi numerosi fallimenti, o meglio per la sua rumorosa impotenza.
Ma
l’ONU non è solo il Consiglio di sicurezza e le risoluzioni ignorate
(come quelle che condannano gli insediamenti illegali). E’ anche le
agenzie umanitarie, la FAO, l’UNESCO, i campi rifugiati e mille altre
cose che nemmeno conosco. Istituzioni a cui tutti contribuiscono e che
fanno un lavoro importante.
Che ne sarebbe di questa parte del multilateralismo, durante le crisi e con un funzionamento a maggioranza?
Che
ne sarebbe dell’ONU, se Cina, Russia e alleati vari formassero una
maggioranza, per esempio, sulla questione Taiwan (che, ricordiamo, ha
relazioni con pochi e sparuti Paesi)?
Che ne sarebbe dell’ONU se fosse sempre allineato, al contrario, alle posizioni americane?
Io ci penserei due volte, prima di buttare il bambino con l’acqua sporca.
Sulle questioni più divisive l’ONU è impotente, e a volte questo dà scandalo.
Su mille questioni non rumorose lavora in silenzio.
* probabilmente per via del coinvolgimento di un Paese con diritto di veto, ma anche perché lì presumiamo di vere ben chiaro chi ha ragione e ci arrangiamo a prenderne le parti.
** cosa che facciamo in altre aree del mondo, tra l’altro.
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