Qualche giorno fa Massimo Giannini, direttore de La Stampa, ha scritto un editoriale (qui una versione parzialmente leggibile) che si conclude citando Norberto Bobbio, che auspicava un "Terzo per la pace".
Mi fa piacere che il dibattito, tra paure di escalation nucleare e piccoli segnali di apertura (due settimane fa credo che nessuno avrebbe considerato possibile un incontro tra Biden e Putin, ora c'è qualche timido tentativo), si sia rianimato e "pluralizzato" un po', dopo mesi di polarizzazione assoluta in cui persino Nello Scavo si è preso del putiniano. Su questa cosa ci tornerò.
All'assemblea PD ho sentito la Boldrini includere l'invio di armi in Ucraina tra le cose per cui fare autocritica.
Qualcosa si sta muovendo con le varie manifestazioni per la pace.
Io credo che le scelte prese durante l'evolversi della crisi fossero sostanzialmente inevitabili.
Non si potevano non imporre le sanzioni, è veramente il minimo sindacale per una grossa violazione del diritto internazionale. Non si poteva dire no a Zelensky che chiedeva aiuto militare, anche per non rompere il fronte occidentale.
Col senno di poi, vedendo come è andata, cambierei qualcosa e proverei a ritagliare per l'UE un altro ruolo.
L'85%
degli aiuti militari all'Ucraina viene da fuori UE (fonte), mentre la stragrande maggioranza dei Paesi dell'Unione contribuiscono in modo risibile allo sforzo bellico (meno dello 0.5% ciascuno).
Lasciando il ruolo di sponda militare a USA, Regno Unito e Paesi singoli (se la Polonia vuole aiutare, faccia
pure) non sarebbe cambiato nulla nella resistenza militare sul campo, ma
la UE si sarebbe potuta ritagliare il ruolo di "terzo" che oggi sta
tentando di coprire Erdogan, che però non ha chiaramente la "statura" e la dimensione sufficiente.
Ma è senno di poi, naturalmente.
Invece, per come sono andate le cose, passerà tutto dagli Stati Uniti.
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