La lettura agostana di Ernesto Galli della Loggia ha generato qualche fosco ragionamento sulla situazione italiana, ma non solo.
Cerchiamo di fare un riassunto di quello che ho capito io del lungo editoriale. Mi sembra che si intuisca che la crescita del debito pubblico dell'Occidente sia connaturata con la democrazia. O meglio, non con la democrazia come sistema (per fortuna), ma con un momento indissolubilmente legato ad essa: le elezioni a suffragio universale.
Brutalizzando, il ragionamento brutale che fa Galli della Loggia è che un'elezione corrisponde alla ricerca del consenso, che viene essenzialmente comprato spendendo risorse pubbliche o promettendo di farlo.
Altri metodi di catalizzazione del consenso (per esempio, nel dopoguerra, la paura del comunismo per la DC) sono progressivamente venuti meno, facendo incancrenire il problema.
In effetti questo discorso pare avere un qualche fondamento: se si osserva la curva del debito pubblico di molti Paesi, e non solo dell'Italia (in questi giorni non si fa fatica a rintracciare questi dati sulle pagine dei giornali), si vede una curva tendenzialmente crescente.
E' anche vero che le curve di debito non sono sempre crescenti: in periodi di crescita economica il debito si può ridurre (anni '50-'60 in USA, anni '90 in Irlanda, anni 1995-2005 in Spagna), ma non ci si può nascondere che la tendenza dei grafici nel dopoguerra, sul lungo periodo, è sempre in aumento. In pratica, le politiche di spesa adottate dai governi occidentali sono sostenibili solo in periodi di forte crescita economica. Se appena la crescita rallenta, il debito torna a cumularsi, anche perché - immagino - nei periodi di vacche grasse si mettono in cantiere più spese, che poi è ben difficle andare a togliere.
Però detto così sembra che non ci siano soluzioni: va bene la speculazione, va bene tutto quanto, ma prima o poi si raggiunge un punto di rottura: l'indebitamento non può crescere all'infinito. In pratica, l'impressione che mi sono fatto leggendo tra le righe è stata che le società democratiche debbano forzatamente arrivare al fallimento. Non è una bella sensazione...
E allora, quali possibili alternative abbiamo? Rinunciare alla democrazia? Non credo che sia una buona idea: citando Churchill, "È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora."
Allora potremmo rinunciare al suffragio universale? Per esempio si tornerebbe all'Italia di Quintino Sella, quella in cui c'era il pareggio di bilancio e la lira valeva come l'oro (incredibile ma vero). Ai tempi votavano in pochi, secondo un'impostazione di "destra storica": un suffragio censitario. Ovviamente non è una buona idea... vorrebbe comunque dire rinunciare alla democrazia. I diritti non si vendono nemmeno per il debito.
La risposta che dà Galli della Loggia è "trovare alla democrazia nuovi contenuti" e "riscoprire la politica". Con tutto il rispetto, parole vuote e fumose. Suonano bene, ma in pratica? Forse sono io l'ignorante che non ho capito, limite mio, ma non mi sembra un gran contributo. Certo, tornare a una politica con dei valori e non dei valori economici è necessario, se no non si va da nessuna parte.
Secondo me c'è un'altra cosa a cui si può rinunciare: è necessario rinunciare al consenso. Bisogna che qualcuno si sacrifichi, prenda in mano la situazione rinunciando alla propria popolarità personale e di partito, rinunciando alla propria elezione successiva e faccia tutto quello che è impopolare ma necessario. In fondo l'Italia della destra storica, quella di Quintino Sella di cui sopra, era anche l'Italia di Bava Beccaris: di consenso popolare a quella politica economica ce n'era pochino
Nessuno può essere rieletto dopo manovre finanziare come quelle attuali, e soprattutto come quelle che servirebbero. Siamo arrivati al punto di rottura: per esempio la manovra attuale, lacrime e sangue, non azzera il deficit che nel 2013. Questo vuol dire che nel 2012 il debito pubblico continuerà a crescere, e anche dopo il 2013 - supponendo un deficit zero - potrà stabilizzarsi ma non scendere.
Negli anni '80 ci siamo giocati il futuro della mia generazione. Io non voglio fare lo stesso con i miei figli: sono disposto a sacrifici anche grandi pur di veder rientrare il debito. E allora sotto con vendite, privatizzazioni (Poste), rinvii alle pensioni di anzianità (fosse per me toccherei anche i diritti acquisiti: tutte le pensioni sopra i 4000€ al mese andrebbero pesantemente riviste), aumento dell'IVA, sanità non più gratuita secondo fasce ISEE, tracciabilità feroce dei pagamenti fino all'abolizione virtuale del contante (tipo porre un tetto di 1000€ mensili ai prelievi di contante in banca?).
Chi fa queste cose, tutte, rischia il linciaggio. Ma è necessario.
Si attendono volontari.
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