mercoledì 6 maggio 2020

Lo stato d'eccezione

Man mano che passano i giorni e la situazione si "normalizza" si ragiona anche su cose meno sanitarie. Per esempio sui principi.
Un liberale/radicale che mi è sempre piaciuto leggere è Malvino. Nei primi tempi della pandemia, fino ancora a metà marzo, aveva un atteggiamento fastidiosamente confinante con il negazionismo. A sentire lui era solo un cinismo rispetto al trattamento mediatico della pandemia, ma "suonava" male.
Però ho letto il suo utimo intervento (edit: è il penultimo, ormai) e mi ritrovo più d'accordo (tranne per le ultime due righe).
Trovo che in generale un utilizzo più frequente del Parlamento (per quanto svuotato, approvificio, passacarte sia diventato in questi anni) sarrebbe auspicabile. Sono piuttosto affezionato alla separazione dei poteri.
Poi in Malvino c'è anche la sottointesa idea che proteggere la vita sia un valore non così assoluto, ma conti molto anche che tipo di vita si conduce: si intuisce dall'accenno al concetto di "nuda vita". Chiaro che con un'impostazione simile forse preferirebbe un modello svedese. C'è da dire però che lui - al contrario di Confindustria altri - non farebbe una scelta simile per motivi economici, ma ideali: è affezionato alla libertà. Ne subisce il fascino.
Dal mio punto di vista esagera, io oscillo spesso tra il liberalismo e un certo paternalismo culturale (di quello non imposto di legge, come il nudging). Ma non posso che essere affascinato da questo fascino.
La mia posizione è "libertà quanto possibile, costrizione quanto necessario": evidentemente il livello di necessità tollerato da Malvino è più basso del mio.
Toh, mi torna in mente una cosa che pensai il 25 aprile, che chissà se c'entra: il contrario di fascista non è comunista. E' liberale.

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